Porta Pradella: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Ego settembre
m →‎La nuova Porta Pradella (1847-1850): clean up, replaced: Terza guerra di indipendenza italiana → Terza guerra d'indipendenza italiana
 
Riga 27:
La nuova porta si presentava in forme neoclassiche, con un avancorpo caratterizzato da quattro semicolonne doriche, coronate da trabeazione e sovrastate da un attico che mascherava il retrostante tetto del fabbricato. La muratura del fabbricato presentava parti a bugnato alternate a parti invece lisce. I prospetti laterali si presentavano in muratura priva di decorazioni, mentre i locali interni erano intonacati. Il fornice centrale conduceva ad un ponte, inizialmente levatoio.
 
La porta, perso nuovamente il proprio ruolo difensivo [[Terza guerra di d'indipendenza italiana|con l'annessione di Mantova al Regno d'Italia]], risultò inutile alla città e ben presto fioccarono le proposte di demolizione. Questa tuttavia sopravvisse fino al [[1937]], quando venne deliberata una modifica di traffico cittadino per la città di [[Mantova]]: una delibera del 20 novembre [[1939]], firmata dal podestà della città, ne autorizzava la demolizione, sostenendo lo scarsissimo valore storico e artistico del manufatto e l'inutilità dello stesso anche dal punto di vista prospettico, a chiusura di ''corso Vittorio Emanuele'', rispetto al quale risultava abbastanza decentrata. Oltretutto la porta impediva la vista dei Giardini Pubblici e risultava inoltre parecchio d'intralcio per il traffico del tempo. I lavori si conclusero nel settembre del [[1940]]; inizialmente la porta, su indicazione del Ministero dell'Educazione Nazionale, sarebbe dovuta essere riedificata ''in arretrato sull'asse del corso Vittorio Emanuele perché si verrebbe così a mantenere al corso un bel fondale''.<ref>La porta venne infatti smontata e tutte le varie parti marmoree che la componevano erano state - come si evince anche dalle foto del tempo - numerate in vista di un rimontaggio.</ref> Delle varie parti smontate, quelle di scarto vennero portate in Valletta Paiolo, dove sarebbero state impiegate per la formazione di terrapieni e rivestimenti stradali; i marmi invece - numerati - dovevano invece essere accatastati nel piazzale antistante i giardini, in vista della riedificazione futura. Tuttavia vennero portati a Valletta Belfiore, dove rimasero diverso tempo in uno stato di abbandono. Abbandonato con la [[Seconda guerra mondiale|guerra]] il progetto, gran parte dei marmi finì rubato o disperso: ciò che ne rimane oggi costituisce gli ultimi frammenti superstiti della vecchia porta.
 
==Galleria d'immagini==