Divina Commedia: differenze tra le versioni

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== Argomento ==
[[File:Dante Domenico di Michelino Duomo Florence.jpg|upright=1.4|thumb|''[[Dante con la Divina Commedia|Dante e il suo poema]]'', [[affresco]] di [[Domenico di Michelino]] nella [[Cattedrale di Santa Maria del Fiore]], [[Firenze]] (1465)]]
{{citazione|[[Nel mezzo del cammin di nostra vita]]<br>mi ritrovai per una selva oscura,<br>ché la diritta via era smarrita.<br><br>Ahi quanto a dir qual era è cosa dura,<br>esta selva selvaggia e aspra e forte,<br>che nel pensier rinova la paura!<br><br>Tant'è amara che poco è più morte;<br>ma per trattar del ben ch'i' vi trovai,<br>dirò de l'altre cose ch'i' v'ho scorte.<br><br>Io non so ben ridir com'i' v'intrai,<br>tant'era pien di sonno a quel punto<br>che la verace via abbandonai.<br><br>[[Dante Alighieri]], [[Inferno (Divina Commedia)|''Inferno'']], [[Inferno - Canto primo|I]], vv. 1-12}}
L'Inferno, la prima delle tre cantiche, si apre con un [[Inferno - Canto primo|Canto introduttivo]] (che serve da proemio all'intera opera), nel quale il poeta [[Dante Alighieri]] racconta in prima persona del suo smarrimento spirituale e dell’incontro con [[Publio Virgilio Marone|Virgilio]], che lo condurrà poi ad intraprendere il viaggio ultraterreno raccontato magistralmente nelle tre cantiche. Dante si ritrae, infatti, "in una selva oscura", [[allegoria]] del [[peccato]], nella quale era giunto avendo smarrito la "retta via", la via della virtù, e giunto alla fine della valle (“valle” come “selva oscura” sono allegorie entrambe dell’abisso della perdizione morale ed intellettuale) scorge un colle illuminato dal sole "''vestito già dei raggi del pianeta/che mena dritto altrui per ogne calle"''.
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I ''sesti canti'' del poema sono di contenuto politico, secondo una visione che si amplia da [[Firenze]] ([[Ciacco]], [[Inferno (Divina Commedia)|Inferno]]), all'[[Italia]] ([[Sordello da Goito]], [[Purgatorio (Divina Commedia)|Purgatorio]]), all'[[impero]] ([[Giustiniano I]], [[Paradiso (Divina Commedia)|Paradiso]]). Nell'Inferno è presente un dialogo fra [[Dante]] e [[Ciacco]] in cui viene condannata la decadenza morale e civile di [[Firenze]] ("superbia, invidia e avarizia sono/ le tre faville c'hanno i cuori accesi"; Inf. VI, vv. 74-75). Nel [[Purgatorio]] è Dante stesso che affronta la tematica politica. Il poeta, in veste di autore, in una digressione deplora gli [[Imperatori del Sacro Romano Impero|imperatori germanici]] suoi contemporanei poiché non si occupano più del "giardino dell'impero" ("giardin de lo imperio"; Purg. VI, v. 105), cioè dell'[[Italia]] ("Che val perché ti racconciasse il freno / Iustinïano, se la sella è vòta?"; Purg. VI, vv. 88-89). La scelta del numero 6 non è casuale, perché 6 è multiplo del 3, numero centrale nella Commedia. I tre testi contengono una profezia (VI Inferno), un compianto (VI Purgatorio) e una narrazione (VI Paradiso). In tutti e tre i canti l'intento del poeta è sempre lo stesso: criticare le divisioni politiche che minano la solidità dell'Impero creato da Dio unico ed indivisibile.
 
=== Il pensiero filosofico e teologico ===
Dal punto di vista filosofico [[Aristotele]] è "il maestro di color che sanno" (''Inferno'', IV,131), il cui pensiero, ripreso e interpretato in chiave [[cristianesimo|cristiana]] da [[Alberto Magno]] e [[Tommaso d'Aquino]], è fondamentale nella [[filosofia]] dantesca. "Un peso maggiore sulla base dottrinale della ''[[Commedia]]'' lo assume il [[neoplatonismo]], soprattutto perché in esso, soprattutto ad opera dei [[Padri della Chiesa]] [[Alessandrinismo|alessandrini]] (per esempio [[Origene di Alessandria|Origene]], [[III secolo]]) e dello stesso [[Pseudo-Dionigi l'Areopagita]] ([[V secolo]]) si fusero concezioni cristiane e platoniche sulla base di un criterio sincretistico. A questo proposito va notato che la disposizione e la struttura stessa di [[Inferno]] e [[Paradiso]] risentono in modo determinante delle dottrine [[neoplatonismo|neoplatoniche]]: [[Satana]] è collocato nel punto del [[cosmo]] più lontano da [[Dio]] ed è caratterizzato dalla brutalità meccanica tipica delle creature che costituiscono l'ultimo gradino della scala degli esseri, in cui prevale la materia.
 
Quanto al criterio complementare, fatto proprio da figure fondamentali come [[Agostino d'Ippona|sant'Agostino]] che considera l'influsso divino in termini di irradiazione di luce, esso è assunto da Dante come grande sistema di collegamento della terza cantica, accogliendo le suggestioni che erano venute dalla [[metafisica]] della luce, elaborata in particolare dalla [[Scuola di Chartres]] ([[XII secolo]]) e dal [[teologo]] inglese [[Roberto Grossatesta]] ([[XIII secolo]]) nonché da [[Tommaso d'Aquino|san Tommaso]] e [[Bonaventura da Bagnoregio|san Bonaventura]].
 
Per quanto riguarda l'ordine delle gerarchie angeliche, Dante abbandona la proposta di [[Papa Gregorio I|Gregorio Magno]] ([[VI secolo]]), le cui dottrine aveva utilizzato nella sistemazione delle pene purgatoriali, per passare alla ''[[Gerarchia celeste]]'' dello [[Pseudo-Dionigi]] a conferma dell'importanza strutturale della cultura [[neoplatonismo|neoplatonica]] della ''Commedia''.<ref>Riccardo Merlante, Stefano Prandi, ''Percorsi danteschi'', ed. La Scuola, Brescia, 1997, p. 21.</ref><ref>[[Bruno Nardi]], ''Dante e la cultura medievale'', Bari, Laterza, 1985</ref><ref>[[Étienne Gilson]], La filosofia nel Medio Evo, Firenze, La Nuova Italia, 1983</ref>
 
È discussa l' esistenza di un'influenza diretta degli aristotelici arabi e del teologo e giurista ebreo [[Mosè Maimonide]] sul pensiero di Dante. Però il poeta dovette subirla almeno attraverso le opere dei teologi della [[Scolastica]]. Da Maimonide, ad esempio, San Tommaso d'Aquino riprese le cinque forme della rivelazione: "visio", "oraculum", "somnium", "phantasia" e "sensus".<ref>"Visione mistica" in ''Enciclopedia dantesca'', Treccani, 1970.</ref>
 
=== La profezia ===
Un tema ricorrente nella ''Commedia'' è la [[profezia]] ''post eventum''.<ref>[[Bruno Nardi]], ''Dante profeta'', in «Dante e la cultura medievale», Bari, Laterza, 1983.</ref><ref>N. Mineo, ''Profetismo e Apocalittica'' in «Dante», Catania, Facoltà Lettere e Filosofia, 1968</ref> Il profetismo era largamente diffuso ai tempi del poeta, come del resto lo fu durante tutto il Medioevo ed era caratterizzato da un'attesa [[escatologia|escatologica]]. Inoltre nel [[1300]] [[papa Bonifacio VIII]] indisse il primo Giubileo, segno di una volontà di rinnovamento spirituale. Nel XII secolo, in un clima di rinnovamento spirituale, il profetismo si sviluppò in due principali direzioni: una, legata ad un diretto contatto con [[Dio]] da ricondurre alla monaca benedettina [[Ildegarda di Bingen]] ed alle sue "visioni"; l'altra, che ebbe il suo maggior esponente in san [[Bernardo di Chiaravalle]], avente come base l'esame della complessa realtà del proprio tempo con il fine di apportarvi miglioramenti dettati dalla carità.<ref>Riccardo Merlante, Stefano Prandi, ''Percorsi danteschi'', p. 189, Editrice La Scuola, 1997.</ref> "Ad alimentare questo clima di attesa e di speranze contribuì inoltre il commento all' ''[[Apocalisse di Giovanni]]'' del francescano [[Pietro di Giovanni Olivi]] (Pierre Olieu, 1248-1298), le cui idee Dante conobbe frequentando a Firenze la scuola conventuale francescana di [[Basilica di Santa Croce|Santa Croce]], dove conobbe anche uno dei suoi più ferventi discepoli, [[Ubertino da Casale]] (1259 - 1330 circa). Proprio nel 1300 [[Dante]] colloca il suo viaggio nell'oltretomba, non a caso strutturato in forma di visione, attraverso cui denunciare agli uomini i mali del mondo e della Chiesa e indicandone allo stesso tempo i correttivi, mostrando a tutti gli uomini quale fosse la giusta strada da percorrere per il rinnovamento dello spirito.
 
Il profetismo della ''Commedia'', oltre che richiamarsi in generale alla Bibbia ha radici nel [[gioachimismo]], col quale condivide la visione di una profonda decadenza dei valori e della corruzione della Chiesa, identificata con la prostituta dell{{'}}''[[Apocalisse di Giovanni]]'' (Purg. XXXII, 160), e l'esigenza di combatterle nella speranza di un rinnovamento. Garanzia di tale speranza sono la gravità del dolore sopportato da coloro che sono rimasti fedeli a [[Cristo]] e la promessa di [[Cristo]] stesso di non abbandonarli, nonché la certezza, basata sull{{'}}''[[Apocalisse di Giovanni]]'', della sconfitta finale dei malvagi. Dante ritiene infatti non lontana la fine dei tempi: ''Vedi nostra città quant'ella gira;/vedi li nostri scanni sì ripieni,/che poca gente più ci si disira'' (Par. XXX 130 - 132). Come [[Gioacchino da Fiore]] e la linea spirituale del [[Famiglia francescana|francescanesimo]], anche Dante, nel suo messaggio profetico, prospetta "l'ideale di una Chiesa povera e aderente ai princìpi evangelici, che dopo Cristo è stato sostenuto solo da [[Francesco d'Assisi|San Francesco]], ritenuto per questo da Dante un secondo Cristo (v. Paradiso XI), iniziatore di una svolta decisiva nella storia cristiana. Mentre però il gioachimismo identificava nell'[[Ordine francescano]] l'artefice del processo di redenzione, Dante se ne distacca, escludendo che il rinnovamento potesse scaturire dall'interno della Chiesa. Egli basa invece il proprio messaggio profetico sul [[veltro]] (Inferno I, 101), ossia un riformatore laico voluto da Dio (identificabile con l'[[imperatore]]), unica forza in grado di realizzare il piano provvidenziale svelato a Dante nell'oltretomba".<ref>Da ''Percorsi danteschi'', ''cit.'', p. 190.</ref>
In varie occasioni alcuni personaggi incontrati da Dante durante il suo viaggio oltremondano, grazie alla loro capacità di prevedere il futuro, preannunciano al poeta il suo esilio. Dopo [[Ciacco]] (Inferno, VI, vv. 58-75), il primo che pronuncia contro Dante "parole gravi" è [[Farinata degli Uberti]] (Inferno X, 79 e ss.); seguono [[Brunetto Latini]] ([[Inferno]] XV, 61-72); [[Vanni Fucci]] (Inferno XXIV, 140-151);[[Corrado Malaspina (il Vecchio)|Corrado Malaspina]] (Purgatorio VIII, 133-139); [[Oderisi da Gubbio]] (''[[Purgatorio]]'' XI, 139-141); [[Bonagiunta Orbicciani]] (''Purgatorio'', XXIV, 43-48); [[Forese Donati]] (''Purgatorio'' XXIV, 88-90) e infine [[Cacciaguida]] nel Paradiso (canto XVII).
 
Il ricorso alla profezia consente a Dante-personaggio (''agens'') anche di anticipare narrativamente la drammatica evoluzione che il Dante scrittore (auctor) vede dispiegarsi sotto i suoi occhi. Nella Commedia sono dunque disseminate molte profezie ''post-eventum'', che riguardano fatti della biografia dell'autore (l'esilio) o collettivi (per esempio il trasferimento della sede papale ad [[Avignone]] ad opera di [[Papa Clemente V]] sotto la pressione dei sovrani di [[Francia]]). Tuttavia il messaggio di Dante riguarda anche un misterioso piano provvidenziale, personificato dall'enigmatico [[veltro]], che interverrebbe a punire i responsabili della corruzione morale, come la [[curia romana|curia]] papale e il [[re di Francia]].<ref>Corrado Bologna, Paola Rocchi, ''Rosa fresca aulentissima'', Antologia della Commedia, edizione rossa, ed. Loescher, p. 15</ref><ref>[http://www.mediasystemnet.it/CORSI-VIDEOCORSI%20FORMAZIONE/DIVINA%20COMMEDIA%20RECITATA/dante/profezie.htm Le profezie dell'esilio] {{webarchive|url=https://web.archive.org/web/20130219044830/http://www.mediasystemnet.it/CORSI-VIDEOCORSI%20FORMAZIONE/DIVINA%20COMMEDIA%20RECITATA/dante/profezie.htm |data=19 febbraio 2013 }}</ref> I vari commenti sull'[[Apocalisse]] giovannea fioriti nel [[Medioevo]] influirono notevolmente sull'atteggiamento profetico di Dante nel suo poema. La prima linea di sviluppo di tali commenti è molto attenta all'interpretazione letterale del testo e mira ad un'interpretazione in senso morale ([[san Girolamo]], [[Beda il Venerabile]], [[Riccardo di San Vittore]], [[Alberto Magno]]). La seconda linea si basa su un'interpretazione [[allegoria|allegorica]] e tende a vedere rappresentata nel testo apocalittico una successione storica delle vicende della Chiesa. Questa linea interpretativa ha i suoi maggiori esponenti in [[Gioacchino da Fiore]] e [[Pietro di Giovanni Olivi]], i cui commenti, come già detto, probabilmente influenzarono molto Dante. Dante si riferisce a [[Giovanni apostolo ed evangelista|san Giovanni]] e all{{'}}''Apocalisse di Giovanni'' nell'Inferno (XIX, 106-111) e nel Paradiso (XXXII, 127-128). Nella processione mistica del [[Paradiso terrestre]] (Purgatorio, XXIX) vari elementi sono ripresi dal testo di san Giovanni (i sette candelabri, i ventiquattro seniori, i quattro animali, il drago, ecc.) ed il libro dell{{'}}''[[Apocalisse di Giovanni]]'' viene rappresentato simbolicamente come un vecchio solo, che avanza dormendo, con la faccia arguta (Purgatorio, XXIX, 143-144).<ref>Riccardo Merlante, Stefano Prandi, ''Percorsi danteschi'', p. 20, Editrice La Scuola, 1997.</ref>
 
=== La numerologia ===
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=== L'invettiva ===
Nel poema dantesco frequente è l'[[invettiva]]. Le più famose sono le seguenti: Ciacco contro Firenze (''[[Inferno - Canto sesto]]''); contro i papi [[simonia]]ci (''[[Inferno - Canto diciannovesimo]]''); contro Pistoia (''[[Inferno - Canto venticinquesimo]]''); contro Firenze (''[[Inferno - Canto ventiseiesimo]]''); contro Pisa e contro Genova nel canto del conte Ugolino (''[[Inferno - Canto trentatreesimo]]''); Sordello da Goito contro l'Italia ed invettiva contro l'imperatore tedesco Alberto d'Asburgo (''[[Purgatorio - Canto sesto]]''); Marco Lombardo contro la corruzione umana, contro Papato e Impero (''[[Purgatorio - Canto sedicesimo]]''); contro la cupidigia (''[[Purgatorio - Canto ventesimo]]''); Giustiniano contro guelfi e ghibellini (''[[Paradiso - Canto sesto]]''); San Tommaso d'Aquino contro la corruzione fra i [[Ordine dei frati predicatori|domenicani]] (''[[Paradiso - Canto undicesimo]]''); San Pietro contro la corruzione nella Chiesa (''[[Paradiso - Canto ventisettesimo]]'').
 
=== La croce, l'albero, le scale e le porte ===
L'itinerario dantesco si svolge attorno ad un asse, che congiunge Gerusalemme con l'[[Empireo]], passando per il centro della Terra e l'Eden, il Paradiso terrestre, posto sulla cima della montagna del Purgatorio.
Il pellegrino Dante inizia il suo viaggio nella selva; in realtà essa non si trova all'apice estremo dell'asse, ma decentrata; a detenere tale posizione è Gerusalemme, "centro del mondo" (''[[Libro di Ezechiele]]'' 5, 5 e 38, 12), dove avvenne la crocifissione di Cristo: proprio la figura della croce costituisce il vertice dell'asse, il punto virtuale di inizio del viaggio. Vi è poi la "croce del diavolo". Al centro della Terra sta infatti Lucifero presentato all'inizio del canto XXXIV (''[[Inferno - Canto trentaquattresimo]]'') attraverso la citazione di un inno di [[Venanzio Fortunato]] sulla croce. In cima alla montagna del Purgatorio, nel mezzo dell'Eden, sull'asse del viaggio dantesco, s'innalza l'albero secco che poi fiorisce (''[[Purgatorio - Canto trentatreesimo]]'', vv. 37-39). Lì viene sussurrato il nome di Adamo, in quanto si tratta dell'albero della scienza del bene e del male (''[[Genesi]]'', 2, 15-17). In seguito l'albero fiorirà (''[[Purgatorio - Canto trentaduesimo]]'', vv. 59-60).
Lungo l'asse dell'itinerario dantesco si succedono quindi due simboli: l'albero e la croce. L'albero è quello della croce e rimanda al [[peccato originale]]; la croce rimanda a Cristo e al suo sacrificio. L'albero-croce come asse del viaggio rimanda alla simbologia dell'albero cosmologico, sulla base di un passo del ''[[Libro di Daniele]]'' (4, 7-9). Già all'inizio del IV secolo questo albero è messo in relazione con Cristo (chiamato, nel ''[[Libro di Isaia]]'', 11-1, "germoglio" spuntato dalla stirpe di [[Davide]]); volendo intendere che, con la resurrezione, è stata aperta la via al regno celeste. E va ricordato che una croce di anime di beati appare a Dante nel cielo di Marte ([[Paradiso - Canto quattordicesimo]], vv. 85-139).
 
Altra importante simbologia nella ''Commedia'' è quella delle scale. La stessa struttura del Purgatorio è un'enorme scalinata e lo è anche l'insieme dei cieli nel Paradiso, come avverte Beatrice (''[[Paradiso - Canto ventunesimo]]'', vv. 7-9). Nel Medioevo la scala era interpretata come mezzo per ascendere al Paradiso, soprattutto sulla base del sogno di [[Giacobbe]] (''[[Genesi]]'', 28-12).
 
Nel viaggio oltremondano di Dante le porte costituiscono un importante simbolo di passaggio da una condizione spirituale all'altra. Si ricordano la porta dell'Inferno (''[[Inferno - Canto terzo]]'', vv. 1-21), la porta della città di Dite (''[[Inferno - Canto ottavo]]'', vv. 76-130; ''[[Inferno - Canto nono]]'', vv. 1-106) ed infine quella del Purgatorio (''[[Purgatorio - Canto nono]]'', vv. 43-145; ''[[Purgatorio - Canto decimo]]'', vv. 1-6). La porta del Purgatorio, custodita dall'angelo vicario di Pietro, funge anche da porta del Paradiso, dato che non vi è una porta all'ingresso del terzo regno oltremondano.<ref>Riccardo Merlante e Stefano Prandi, ''Percorsi danteschi'', Editrice La Scuola, Brescia, 1997, pagg. 121-126.5r </ref>
 
=== I motivi del poema ===
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Evidente è la sua devozione per ''[[Publio Virgilio Marone|Virgilio]]'' ''(Tu se' lo mio maestro e 'l mio autore, / tu se' solo colui da cu'io tolsi / lo bello stilo che m'ha fatto onore, [[Inferno]] v. 85 canto I),'' anche se la ''Divina Commedia'' mette in gioco una complessa tradizione classica e cristiana esaltando la cultura del Nostro; volendo ricordare alcune fonti si può iniziare dal verso 32 dell'Inferno ''"Io non [[Enea]], io non Paulo sono"'' in cui sono presentati i due testi chiave sui quali si basa la sua opera: l{{'}}''[[Eneide]]'', (in particolare il canto VI) e la ''[[Seconda lettera ai Corinzi]]'' di [[san Paolo]], là dove racconta del suo rapimento estatico.
 
Numerosi altri testi agiscono sulla fantasia di Dante, dal Commentario di [[Ambrogio Teodosio Macrobio|Macrobio]] al ''[[Somnium Scipionis]]'' (su una parte del libro VI della ''Repubblica'' di [[Marco Tullio Cicerone|Cicerone]]), in cui viene narrata la visione delle sfere celesti e la dimora delle grandi anime, all{{'}}''[[Apocalisse di Giovanni]]'' di S. Giovanni, come la meno nota ''Apocalisse apocrifa'' di S. Paolo (condannata da [[sant'Agostino]], ma molto diffusa nel basso Medioevo), che contiene alcune descrizioni delle pene infernali e la prima generica definizione dell'esistenza del Purgatorio. Il tema della visione ebbe grande fortuna nel [[Medioevo]], e molti di questi racconti d'esperienze mistiche erano noti a Dante, come la ''[[La navigazione di san Brandano|Navigatio sancti Brendani]]'', la ''[[Visio Tnugdali]]'', il ''[[Purgatorio di sanSan Patrizio]]'', la ''[[Visio Thurkilli]]'' e ''i Dialoghi'' di [[Papa Gregorio I|san Gregorio Magno]]. Vanno pure menzionate le seguenti "visioni" medievali: la ''[[Visio Anselli|Visione di Ansello]]'' (secolo XII) e la ''Visione di Eynsham'' (secolo XII).
Bisogna ricordare altresì il viaggio oltremondano ([[catabasi]]) di ''Drythelm'' nella ''Storia ecclesiastica d'Inghilterra'' scritta da [[Beda il Venerabile]] nel secolo VIII. In essa l'anima del protagonista, guidata da uno spirito luminoso, visita i luoghi infernali dei dannati dove teme di essere presa dai diavoli ma viene salvata dallo spirito-guida e condotta ad ammirare i prati luminosi e profumati delle anime elette che cantano cori celestiali. Dopo questa esperienza oltremondana l'anima rientra nel corpo e il protagonista vive una vita santa per meritarsi la beatitudine celeste.<ref>{{Cita web|url=http://classicalchristianity.com/2011/10/29/the-incredible-vision-of-st-drythelm/|titolo=The Incredible Vision of St. Drythelm|accesso=2019-06-01}}</ref><ref>{{Cita web|url=http://www.reginamundi.info/purgatorio/storiografia.asp|titolo=Il Purgatorio nel Magistero|accesso=2019-06-01}}</ref> Nella ''Leggenda del viaggio di tre santi monaci al [[Paradiso terrestre]]'' (X secolo) si racconta invece di tre monaci di enorme bontà che dal fiume di [[Città di David|Sion]] arrivano al Paradiso terrestre la cui porta è custodita da un [[cherubino]]. All'interno incontrano i profeti [[Enoch (antenato di Noè)|Enoch]] ed [[Elia]]. Poi ripartono credendo di essere vissuti all'interno del Paradiso terrestre tre giorni mentre in realtà vi hanno trascorso tre anni.<ref>{{Cita web|url=https://www.iisvaldagno.it/esperienze-eventi/viaggiatori/viaggio_dei_tre_monaci_al_paradi.htm|titolo=Il viaggio dei tre monaci nel Paradiso Terrestre|accesso=2019-06-01|dataarchivio=22 maggio 2023|urlarchivio=https://web.archive.org/web/20230522173331/https://www.iisvaldagno.it/esperienze-eventi/viaggiatori/viaggio_dei_tre_monaci_al_paradi.htm|urlmorto=sì}}</ref>
 
Anche la coeva escatologia [[ebraismo|ebraica]] sembra essere stata presente a Dante: in particolare, si pensa abbia potuto leggere le opere di [[Hillel ben Samuel|Hillel da Verona]], che trascorse gli ultimi anni della sua vita a [[Forlì]], morendovi poco prima dell'arrivo di Dante in quella città.
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Molto spesso è Dante, presentando i vari autori nella sua opera, a lasciare una visione superficiale della sua biblioteca; ad esempio, nel cielo del Sole (canti X e XII) del [[Paradiso]] incontra due corone di spiriti sapienti, e tra questi mistici, teologi, canonisti e filosofi si trovano [[Ugo di San Vittore]], Graziano, [[Pietro Lombardo (teologo)|Pietro Lombardo]], [[Gioacchino da Fiore]] ecc.
 
Altre fonti più recenti e di più superficiale incidenza nella ''Commedia'' vanno considerati i rozzi poemetti di [[Giacomino da Verona]] ''(De Ierusalem coelesti'' e ''De Babilonia civitate infernali)'' il ''Libro delle tre scritture'' di [[Bonvesin de la Riva]], con la descrizione dei regni dell'Aldilà, e la ''Visione'' del monaco [[Abbazia di Montecassino|cassinese]] [[Alberico da Settefrati|Alberico]]. Da ricordare anche il poemetto allegorico-didascalico ''[[Detto del gatto lupesco|Detto del Gatto lupesco]]'' ([[XII secolo]]), viaggio allegorico di un cavaliere-eroe che deve superare tre ostacoli, simbolo del male, per raggiungere la beatitudine eterna.<ref>{{Cita web|url=http://www.emt.it/uroboro/bcu/lupesco.html|titolo=Detto del Gatto Lupesco - Biblioteca Classica Uroboro|accesso=2019-06-01}}</ref><ref>Un'ampia ed esaustiva trattazione delle [[catabasi]] e delle visioni oltremondane dall'antichità al Medioevo si trova in ''Dante e l'aldilà medievale'', scritto da Alison Morgan, Salerno editrice, Roma, 2023.</ref>
 
Sulla biblioteca classica di Dante ci si deve accontentare di deduzioni interne ai suoi testi, delle citazioni dirette e indirette che essi contengono; si può affermare che accanto al nome di Virgilio compaiono [[Publio Ovidio Nasone|Ovidio]], [[Cecilio Stazio|Stazio]] e [[Marco Anneo Lucano|Lucano]], cui seguono i nomi di [[Tito Livio]], [[Gaio Plinio Secondo|Plinio]], [[Sesto Giulio Frontino|Frontino]], [[Paolo Orosio]], che già erano presenti, con l'aggiunta di [[Quinto Orazio Flacco|Orazio]] e l'esclusione di Stazio, nella ''[[Vita Nuova]]'' (XXV, 9-10), così ci si accorge che questi erano i poeti più diffusi e più letti nelle ''scholae'' medievali lasciando aperta l'ipotesi di una loro frequentazione da parte di Dante.
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== Prime edizioni a stampa ==
[[File:Alighieri - Divina Commedia, Nel mille quatro cento septe et due nel quarto mese adi cinque et sei - 2384293 id00022000 Scan00006.jpg|thumb|Frontespizio dell{{'}}''editio princeps'' della ''Divina Commedia'' (11 aprile 1472)]]
L{{'}}''[[editio princeps]]'' della ''Divina Commedia''<ref>{{simbolo|Wikisource-logo.svg|15}} {{Cita libro|autore=Dante Alleghieri|titolo=La Comedia|url=https://it.wikisource.org/wiki/Indice:Alighieri_-_Comed%C3%ACa,_Foligno,_1472.djvu|editore=Iohannes Numeister|città=Foligno|anno=1472}}</ref> fu finita di stampare a [[Foligno]] l'11 aprile 1472 dal tedesco [[Johannes Numeister]] e dal «fulginato Evangelista mei» (come risulta dal [[colophon]]), che alcuni identificano con il [[Mecenatismo|mecenate]] folignate [[Emiliano degli Orfini|Emiliano Orfini]], altri con il tipografo [[Evangelista Angelini]].<ref>{{DBI|nome=Evangelista Angelini detto Evangelista da Foligno|nomeurl=angelini-evangelista-detto-evangelista-da-foligno|autore=Paola Tentori|volume=3|anno=1961}}</ref> Tuttavia, a breve distanza dall{{'}}''editio princeps'' di Foligno, sempre nello stesso anno, escono altre due edizioni della ''Divina Commedia'': a Jesi (o a Venezia, il luogo è dubbio) per le stampe di Federigo de' Conti da Verona; e infine a Mantova, dai tipografi tedeschi Georg e Paul Butzbach, curata dall'umanista Colombino Veronese.<ref>Le prime tre edizioni della Divina Commedia sono riunite (insieme a un'edizione napoletana curata da Francesco del Tuppo verso il 1478 circa) nel volume ''Le prime quattro edizioni della Divina Commedia'', per cura di G. J. Warren lord Vernon, Londra, T. & W. Boone 1858.</ref>
 
=== Le edizioni a stampa del Quattrocento (incunaboli) ===
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L'Inferno è stato oggetto di due [[Parodia|parodie]] disneyane.
* La prima, probabilmente la più fedele all'originale, è uscita in sei puntate su ''Topolino'' nº 7 - 8 - 9 - 10 - 11 - 12 dell'ottobre, novembre e dicembre 1949, gennaio, febbraio e marzo 1950. La storia, ad opera completa, di Guido Martina, si intitola ''[[L'inferno di Topolino]]''. È anche famosa poiché si tratta della prima storia della rivista interamente scritta e disegnata da un autore italiano.
* ''[[L'inferno di Paperino]]'', testo e disegni di [[Giulio Chierchini]] originariamente pubblicato su Topolino numero 1654 del 9 agosto 1987 è una libera trasposizione di parte dell'Inferno dantesco in cui l'autore nonché disegnatore traspone nei vari gironi figure di peccatori quali: burocrati, persone che hanno inquinato l'ambiente, automobilisti non rispettosi delle norme, piromani, disturbatori della quiete altrui ecc. Il protagonista è Paperino che impersona un ipotetico Dante Alighieri accompagnato nel suo percorso da Arkimedio Poeta, trasposizione di Virgilio. Parte del testo è scritto richiamando lo stile Dantesco delle [[Terza rima|terzine incatenate]] di [[endecasillabo|versi endecasillabi]], proposte in simil [[lingua volgare]] fiorentina. Pur essendo gran parte dei personaggi di pura fantasia, l'autore cita alcune figure chiave quali Caron Dimonio, le Erinni, e la figura di Lucifero che però viene rinominato Belzebù. Così come la frase ''lasciate ogni speranza o voi che entrate...'' diventa ''scordatevi del tempo o voi ch'entrate'' posta all'ingresso del girone dove scontano la pena coloro che hanno abusato di timbri e carte bollate a danno altrui. L'aspetto forse più curioso e interessante è che probabilmente si tratta di una delle pochissime storie a fumetti di casa Disney in cui si cita l'Aldilà e vengono rappresentati personaggi trapassati.
 
Il numero 153 di ''[[Martin Mystère]]'', intitolato appunto "Diavoli dell'inferno!", ruota attorno ai ''Fedeli d'amore'' che sarebbe stato un gruppo iniziatico al quale avrebbe preso parte lo stesso Dante. Nel racconto si descrive anche l'apertura della porta dell'Inferno attraverso un oggetto che raffigura [[Bafometto]] e che sfrutta alcune proprietà di [[meccanica quantistica]] ("emana un tipo di energia che permette di comunicare con l'orizzonte degli eventi del buco nero..."); inoltre si dice che ognuno vede l'Aldilà in modo differente (Dante aveva una spiccata fantasia in questo) e che il "primo passaggio" corrisponderebbe a una particolare frequenza (non citata nel racconto).
 
L'autore giapponese [[Gō Nagai]], per il suo capolavoro ''[[Devilman]]'', ha dichiarato più volte di essere stato ispirato dalla ''Divina Commedia'' di Dante. Non a caso, Go Nagai intitolò ''[[Mao Dante]]'' il manga che divenne poi il prototipo di Devilman. Inoltre, in Devilman vengono esplicitamente citati il Sommo Poeta e il suo immortale capolavoro. Go Nagai ha anche scritto una trasposizione fumettistica della stessa opera intitolata "[[La Divina Commedia (manga)|La Divina Commedia]]" in cui si ripercorrono tutte le vicende di danteDante dall'inferno al paradiso, l'opera è suddivisa in 3 volumi.
 
Infine [[Marcello Toninelli]], che iniziò la sua esperienza fumettistica con una sua versione di Dante, ha realizzato negli anni novanta una parodia della Commedia.
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== Bibliografia ==
* {{Cita libro|titolo=Divina Commedia|url=https://it.wikisource.org/wiki/Indice:Alighieri_-_Comed%C3%ACa,_Foligno,_1472.djvu|editore=Johann Neumeister|città=Foligno|anno=1472}}
* [[Bruno Nardi]], ''Saggi e note di critica dantesca'', Milano, Ed. Dante Alighieri, 1930; Firenze, La Nuova Italia, 1967²
* [[Antonino Pagliaro]], ''[[Ulisse. Ricerche semantiche sulla Divina Commedia]]'', 1967, D'Anna, (due volumi)
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* [[Viaggio immaginario]]
* [[Lapidi della Divina Commedia di Siena]]
* [[Luoghi geografici della Divina Commedia]]
 
== Altri progetti ==