Il Cristo giallo: differenze tra le versioni

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→‎Descrizione: Cancello informazioni poco chiare e inventate, dove sarebbe il contenitore di tabacco? Sulla destra del quadro io non lo vedo
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Riprendendo il commento dello stesso Gauguin, l'opera raffigura «un Cristo pietoso e selvaggio [...] imbrattato di giallo» sullo sfondo di «una campagna affogata nel giallo».<ref>{{cita libro|collana=I Classici dell'Arte|editore=Rizzoli|titolo=Gauguin|volume=10|anno=2003|p=98|autore=Elena Ragusa}}</ref> Mai descrizione poteva essere più veritiera: le campagne bretoni, costellate qua e là di alberi che divampano con una suggestiva colorazione rosso-arancio, si tingono infatti di un giallo intensissimo, ripreso e variato nell'incarnato del Cristo, crocifisso in primo piano e circoscritto da un contorno nero e verde. Gauguin per il Gesù si ispira alle fattezze del proprio volto e, soprattutto, a un crocifisso ligneo policromo, opera tardomedievale di un artigiano minore, che aveva potuto ammirare alla cappella di Trémalo, frazione rurale poco distante da Pont-Aven. Tutt'intorno alla croce, infine, si dispongono alcune contadine bretoni abbigliate con i loro vestiti tradizionali, quasi fossero delle pie donne evangeliche.
 
[[File:Gauguin portrait 1889.JPG|thumb|left|Paul Gauguin <br>''Autoritratto dell'artista con il'' Cristo giallo a sinistra e, a destra, l'immagine di un contenitore di tabacco con la propria maschera<br> [[Museo d'Orsay]], Parigi]]
In quest'originale reinterpretazione rustica del Crocifisso, Gauguin concede ampio spazio alle suggestioni della linea e del colore, portando forse per la prima volta ad un'espressione compiuta la sua tecnica ''cloisonniste''. Gauguin, infatti, ne ''Il cristo giallo'' non applica il colore naturalisticamente, cioè con l'intento di riprodurre fedelmente la realtà rispettando i meccanismi che regolano la visione umana, bensì lo stende su ampie campiture omogenee, prive di effetti chiaroscurali, delimitate da contorni ben marcati. L'utilizzo quasi esclusivo dei tre colori primari (giallo, blu e rosso), poi, si giova anche di una spiccata bidimensionalità che, nel suo complesso, genera un ritmo decorativo non dissimile da quello presente nelle vetrate gotiche delle chiese bretoni, negli smalti medievali e nelle stampe dell'Estremo Oriente, particolarmente apprezzate da Gauguin. A coronare la composizione, geometricamente ben definita (l'asse di mezzeria della tela segue l'andamento del margine destro della croce, che scandisce ritmicamente lo spazio pittorico), intervengono poi le figure, rudimentalmente semplificate, ''sintetizzate'': si noti, in tal senso, la fattura pittorica delle contadine bretoni (lo stesso Gauguin, non a caso, definiva il proprio stile «sintetismo»).<ref>{{cita libro|autore=Piero Adorno|titolo=L'arte italiana|volume=3|editore=G. D'Anna|annooriginale=gennaio 1986|anno=maggio 1988|pp=240-242}}</ref>
 
Dopo qualche anno Gauguin si è autoritratto avendo alle spalle il Crocifisso; essendosi avvalso di uno specchio, la figura di Gesù appare rovesciata. In questo quadro, sulla destra, possiamo vedere la presenza di un contenitore di tabacco in arenaria smaltata dove l'artista si ritrae con una maschera tragica, realizzato nello stesso inverno del 1889.<ref>{{cita pubblicazione|collana=Actualité des arts platiques n.77|autore = Isabelle Cahn|titolo = Paul Gauguin|Actualité des arts platiques, n.77|editore = Imprimerie Paragraphic Toulouse|annooriginale=1989 | pp=49-50 |ISBN=2-240-00150-X}}</ref>
 
 
== Note ==