Pieve di Bollate: differenze tra le versioni

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Il primo documento storico che menziona la pieve è un atto di vendita dell'anno [[926]] nel ''Codex diplomaticus Langobardiae'', riguardante terreni situati nella località di Lampugnano di Bollate, descritta come appartenente alla pieve di Bollate<ref>L'atto riguardava la vendita di sette pertiche di vigneto, cinquantasette pertiche di campo ed otto pertiche di prato: G.M. Vazzoler, ''Cassina Nuova di Bollate, note di storia locale'', Milano, 1984.</ref>. La nascita della pieve è riferita all'età [[Carlo Magno|carolingia]], dopo la sconfitta del re [[Longobardi|longobardo]] [[Desiderio (re)|Desiderio]] a [[Verona]] da parte di [[Carlo Magno]], re dei [[Franchi]]: in questo periodo si diffuse nell'area il culto di san Martino, [[Diocesi di Tours|vescovo di Tours]], al quale la città di Bollate era particolarmente legata sulla base di un'antica leggenda che voleva che il santo francese avesse visitato il territorio bollatese nel corso di una sua visita in [[Italia]] presso [[sant'Ambrogio]], vescovo di Milano. <ref>C. Gianola, ''I comuni e le parrocchie della pieve di Bollate, memorie civili e religiose'', Saronno, 1900; G.M. Vazzoler, ''Cassina Nuova di Bollate, note di storia locale'', Milano, 1984.</ref>. Una pergamena del [[1652]] conservata nell'archivio plebano di Bollate attribuisce invece, con alcune imprecisioni, la fondazione della pieve al [[483]], per opera di [[papa Gelasio I]] ([[492]]-[[496]])<ref>C. Gianola, ''I comuni e le parrocchie della pieve di Bollate, memorie civili e religiose'', Saronno, 1900; G.M. Vazzoler, ''Cassina Nuova di Bollate, note di storia locale'', Milano, 1984, p.36,</ref>.
Il primo documento storico che menziona la pieve è un atto di vendita dell'anno [[926]] nel ''Codex diplomaticus Langobardiae'', riguardante terreni situati nella località di Lampugnano di Bollate, descritta come appartenente alla pieve di Bollate<ref>L'atto riguardava la vendita di sette pertiche di vigneto, cinquantasette pertiche di campo ed otto pertiche di prato: G.M. Vazzoler, ''Cassina Nuova di Bollate, note di storia locale'', Milano, 1984.</ref>. La nascita della pieve è riferita all'età [[Carlo Magno|carolingia]], dopo la sconfitta del re [[Longobardi|longobardo]] [[Desiderio (re)|Desiderio]] a [[Verona]] da parte di [[Carlo Magno]], re dei [[Franchi]]: in questo periodo si diffuse nell'area il culto di san Martino, [[Diocesi di Tours|vescovo di Tours]], al quale la città di Bollate era particolarmente legata sulla base di un'antica leggenda che voleva che il santo francese avesse visitato il territorio bollatese nel corso di una sua visita in [[Italia]] presso [[sant'Ambrogio]], vescovo di Milano. <ref>C. Gianola, ''I comuni e le parrocchie della pieve di Bollate, memorie civili e religiose'', Saronno, 1900; G.M. Vazzoler, ''Cassina Nuova di Bollate, note di storia locale'', Milano, 1984.</ref>. Una pergamena del [[1652]] conservata nell'archivio plebano di Bollate attribuisce invece, con alcune imprecisioni, la fondazione della pieve al [[483]], per opera di [[papa Gelasio I]] ([[492]]-[[496]])<ref>C. Gianola, ''I comuni e le parrocchie della pieve di Bollate, memorie civili e religiose'', Saronno, 1900; G.M. Vazzoler, ''Cassina Nuova di Bollate, note di storia locale'', Milano, 1984, p.36,</ref>.


Con l’anno 1000 la pieve bollatese, come [[Pievi milanesile altre della zona]], cominciò ad assumere una struttura più stabile, legata anche a funzioni amministrative del territorio<ref>{{citazione necessaria|Le pievi assumono "...la fisionomia di una federazione di loci e il culto rimaneva soltanto una delle tante funzioni delle piccole comunità locali, come era stato fin dai primi tempi nel pagus e nel vicus..."}}</ref>. In un documento del settembre del [[1039]], conservato presso l'archivio plebano locale, si riporta una donazione a favore della chiesa di San Martino di Bollate ed al suo ''arcipresbitero'' ( [[arciprete]] divenuto poi [[prevosto]]). La pieve rientrava all'epoca nel contado della [[Martesana]] e vi possedeva alcuni terreni anche [[Francesco Crippa]], arcivescovo di Milano<ref> L. De Cesare, ''Bollate. Un territorio e la sua storia'', Bollate 1985.</ref>.
Con l’anno 1000 la pieve bollatese, come [[Pievi milanes|ile altre della zona]], cominciò ad assumere una struttura più stabile, legata anche a funzioni amministrative del territorio<ref>{{citazione necessaria|Le pievi assumono "...la fisionomia di una federazione di loci e il culto rimaneva soltanto una delle tante funzioni delle piccole comunità locali, come era stato fin dai primi tempi nel pagus e nel vicus..."}}</ref>. In un documento del settembre del [[1039]], conservato presso l'archivio plebano locale, si riporta una donazione a favore della chiesa di San Martino di Bollate ed al suo ''arcipresbitero'' ( [[arciprete]] divenuto poi [[prevosto]]). La pieve rientrava all'epoca nel contado della [[Martesana]] e vi possedeva alcuni terreni anche [[Francesco Crippa]], arcivescovo di Milano<ref> L. De Cesare, ''Bollate. Un territorio e la sua storia'', Bollate 1985.</ref>.


La pieve si arricchì di lasciti e proprietà e {{citazione necessaria|un documento del [[1211]] attesta che i canonici della collegiata di Bollate avevano già da tempo il diritto di riscuotere i dazi sui prodotti di prima necessità della città quali frumento, orzo, segale, avena, fave, vino, miele, lenticchie}}.
La pieve si arricchì di lasciti e proprietà e {{citazione necessaria|un documento del [[1211]] attesta che i canonici della collegiata di Bollate avevano già da tempo il diritto di riscuotere i dazi sui prodotti di prima necessità della città quali frumento, orzo, segale, avena, fave, vino, miele, lenticchie}}.

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File:Ch.Bollate.jpg
Chiesa prepositurale di San Martino vescovo a Bollate

La pieve di Bollate (plebis bollatensis) era il nome di un'antica pieve dell'arcidiocesi di Milano con capoluogo Bollate (MI). Ricade sotto il decanato di Bollate e comprende 12 parrocchie. Attualmente è retta dal prevosto Giovanni Mariano.

Il patrono è San Martino vescovo. La sua festa viene celebrata a Bollate l'11 novembre e gli è dedicata la chiesa prepositurale di San Martino vescovo, sempre a Bollate.

Storia

Il primo documento storico che menziona la pieve è un atto di vendita dell'anno 926 nel Codex diplomaticus Langobardiae, riguardante terreni situati nella località di Lampugnano di Bollate, descritta come appartenente alla pieve di Bollate[1]. La nascita della pieve è riferita all'età carolingia, dopo la sconfitta del re longobardo Desiderio a Verona da parte di Carlo Magno, re dei Franchi: in questo periodo si diffuse nell'area il culto di san Martino, vescovo di Tours, al quale la città di Bollate era particolarmente legata sulla base di un'antica leggenda che voleva che il santo francese avesse visitato il territorio bollatese nel corso di una sua visita in Italia presso sant'Ambrogio, vescovo di Milano. [2]. Una pergamena del 1652 conservata nell'archivio plebano di Bollate attribuisce invece, con alcune imprecisioni, la fondazione della pieve al 483, per opera di papa Gelasio I (492-496)[3].

Con l’anno 1000 la pieve bollatese, come ile altre della zona, cominciò ad assumere una struttura più stabile, legata anche a funzioni amministrative del territorio[4]. In un documento del settembre del 1039, conservato presso l'archivio plebano locale, si riporta una donazione a favore della chiesa di San Martino di Bollate ed al suo arcipresbitero ( arciprete divenuto poi prevosto). La pieve rientrava all'epoca nel contado della Martesana e vi possedeva alcuni terreni anche Francesco Crippa, arcivescovo di Milano[5].

La pieve si arricchì di lasciti e proprietà e un documento del 1211 attesta che i canonici della collegiata di Bollate avevano già da tempo il diritto di riscuotere i dazi sui prodotti di prima necessità della città quali frumento, orzo, segale, avena, fave, vino, miele, lenticchie[senza fonte]. Secondo quanto descritto nel Liber Sanctorum Mediolanensis di Goffredo da Bussero, nel XIII secolo la pieve di Bollate aveva la sovranità spirituale sui borghi di Affori, Baranzate, Cesate, Garbagnate, Novate Milanese, Pinzano, Santa Maria Rossa, Senago con Senaghino, Villapizzone e Vialba.

Note

  1. ^ L'atto riguardava la vendita di sette pertiche di vigneto, cinquantasette pertiche di campo ed otto pertiche di prato: G.M. Vazzoler, Cassina Nuova di Bollate, note di storia locale, Milano, 1984.
  2. ^ C. Gianola, I comuni e le parrocchie della pieve di Bollate, memorie civili e religiose, Saronno, 1900; G.M. Vazzoler, Cassina Nuova di Bollate, note di storia locale, Milano, 1984.
  3. ^ C. Gianola, I comuni e le parrocchie della pieve di Bollate, memorie civili e religiose, Saronno, 1900; G.M. Vazzoler, Cassina Nuova di Bollate, note di storia locale, Milano, 1984, p.36,
  4. ^ Le pievi assumono "...la fisionomia di una federazione di loci e il culto rimaneva soltanto una delle tante funzioni delle piccole comunità locali, come era stato fin dai primi tempi nel pagus e nel vicus..."[senza fonte]
  5. ^ L. De Cesare, Bollate. Un territorio e la sua storia, Bollate 1985.

Bibliografia

  • Liber notitiae sanctorum Mediolani di Goffredo da Bussero. Manoscritto della Biblioteca Capitolare di Milano, a cura di M. Magistretti, U. Monneret de Villard, Milano, 1917.
  • Diocesi di Milano. Sinodo 46°, Milano, 1972, Pubblicazione curata dall'ufficio stampa della Curia arcivescovile di Milano.
  • G. Vigotti, La diocesi di Milano alla fine del secolo XIII. Chiese cittadine e forensi nel “Liber Sanctorum” di Goffredo da Bussero, Roma, 1974.
  • Istituzione dei nuovi vicariati urbani e foranei, 11 marzo 1971, Giovanni Colombo, arcivescovo di Milano, Rivista Diocesana Milanese, 1971.

Voci correlate

Collegamenti esterni