Tapas (induismo): differenze tra le versioni

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'''Tāpas''' in [[sanscrito]] vuol dire "calore". Nella religione [[Veda|vedica]] e nello [[hinduismo]] è usato figurativamente per denotare la sofferenza spirituale, l'automortificazione o l'austerità, come pure l'estasi spirituale che prova uno ''[[yogin]]'' o un ''[[tāpasa]]'' (un derivato ''Vrddhi'' che indica "un praticante di austerità, asceta"). Nel [[Rig Veda]] questo termine è emsso in correlazione con il culto del ''[[soma (Vedismo)|soma]]''. L'aggettivo ''tapasvin'' vuol dire "rovinato, povero, misero", ma anche "asceta, praticante austerità".
'''Tāpas''' in [[sanscrito]] vuol dire "calore". Nella religione [[Veda|vedica]] e nello [[hinduismo]] è usato figurativamente per denotare la sofferenza spirituale, l'automortificazione o l'austerità, come pure l'estasi spirituale che prova uno ''[[yogin]]'' o un ''[[tāpasa]]'' (un derivato ''Vrddhi'' che indica "un praticante di austerità, asceta"). Nel [[Rig Veda]] questo termine è messo in correlazione con il culto del ''[[soma (Vedismo)|soma]]''. L'aggettivo ''tapasvin'' vuol dire "rovinato, povero, misero", ma anche "asceta, praticante austerità".


Nella tradizione [[Yoga|yogica]] ''tāpas'' può essere tradotto come "energia essenziale", in relativamente ad uno sforzo mirato al conseguimento della purezza corporea e dell'illuminazione spirituale. È uno dei ''[[niyama]]'' (discipline di autocontrollo) descritte dello [[Yoga Sutra]] di [[Patanjali]]. L'esercizio del ''tāpas'' comporta un'autodisciplina o un'austerità praticata con la volontà di raffrenare i propri impulsi fisici e di dedicarsi attivamente al conseguimento di uno scopo più elevato nella propria vita. Tramite l'esercizio di ''tāpas'' uno ''yogi'' o ricercatore spirituale può "bruciare" o prevenire l'accumulo delle energie negative, sgombrandosi il sentiero verso la propria evoluzione spirituale.
Nella tradizione [[Yoga|yogica]] ''tāpas'' può essere tradotto come "energia essenziale", in relativamente ad uno sforzo mirato al conseguimento della purezza corporea e dell'illuminazione spirituale. È uno dei ''[[niyama]]'' (discipline di autocontrollo) descritte dello [[Yoga Sutra]] di [[Patanjali]]. L'esercizio del ''tāpas'' comporta un'autodisciplina o un'austerità praticata con la volontà di raffrenare i propri impulsi fisici e di dedicarsi attivamente al conseguimento di uno scopo più elevato nella propria vita. Tramite l'esercizio di ''tāpas'' uno ''yogi'' o ricercatore spirituale può "bruciare" o prevenire l'accumulo delle energie negative, sgombrandosi il sentiero verso la propria evoluzione spirituale.

Versione delle 16:21, 20 mar 2012

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Tāpas in sanscrito vuol dire "calore". Nella religione vedica e nello hinduismo è usato figurativamente per denotare la sofferenza spirituale, l'automortificazione o l'austerità, come pure l'estasi spirituale che prova uno yogin o un tāpasa (un derivato Vrddhi che indica "un praticante di austerità, asceta"). Nel Rig Veda questo termine è messo in correlazione con il culto del soma. L'aggettivo tapasvin vuol dire "rovinato, povero, misero", ma anche "asceta, praticante austerità".

Nella tradizione yogica tāpas può essere tradotto come "energia essenziale", in relativamente ad uno sforzo mirato al conseguimento della purezza corporea e dell'illuminazione spirituale. È uno dei niyama (discipline di autocontrollo) descritte dello Yoga Sutra di Patanjali. L'esercizio del tāpas comporta un'autodisciplina o un'austerità praticata con la volontà di raffrenare i propri impulsi fisici e di dedicarsi attivamente al conseguimento di uno scopo più elevato nella propria vita. Tramite l'esercizio di tāpas uno yogi o ricercatore spirituale può "bruciare" o prevenire l'accumulo delle energie negative, sgombrandosi il sentiero verso la propria evoluzione spirituale.

In forma personificata tāpas compare come il padre di Manyu nel Rig Veda. Il tapo-rāja ("re delle austerità") è uno dei nomi della luna.

In sanscrito tāpas (di genere neutro), letteralmente "calore", indica uno sforzo personale di disciplina cui ci si sottomette per raggiungere uno scopo, sforzo che si accompagna a sofferenze e dolore. Questa parola compare la prima volta nel Rig Veda 8.82.7, dov'è usato nel senso di 'dolore, sofferenza' (Monier-Williams). È usato di solito in un contesto religioso e spirituale, ma può essere impiegato in qualsiasi campo o contesto. Chi intraprende la tāpas è uno tapasvin. Dal termine tāpas deriva la parola di uso comune tapasyā, usata in tutti e tre i generi e che compare nel Katyayana-Shrauta-Sutra, nel Dharma-shashtra di Baudhayana, in Panini 4.4.128 ecc. Nel Rig Veda si incontrano dozzine di volte parole derivate da tāpas che mostrano come il suo significato nell'era del Rig Veda era di "sofferenza" e "austerità".

I monaci e i guru dello hinduismo, sikhismo e giainismo praticano la tāpas come mezzo di purificazione e per rafforzare la propria devozione a Dio, come pratica di vita religiosa e per conseguire mokṣa, la liberazione spirituale.

Tāpas può essere inteso come lo sforzo verso il nirvāṇa, o mokṣa. Ma può essere inteso anche come lo sforzo per eccellere in un certo sport, campo del sapere o lavoro. Tāpas può anche essere intrapreso come una forma di penitenza, per liberarsi dalle conseguenze di un peccato o di attività peccaminose o dall'effetto di karma negativo.