Cristianesimo democratico

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Il Cristianesimo democratico è una corrente politico-culturale che, si riferisce all'impegno politico democratico da parte dei cristiani.

L'espressione democrazia cristiana, nata in ambiente cattolico ed europeo, con la sua diffusione mondiale ha finito per rappresentare movimenti politici con connotazioni valoriali spesso diverse. A livello internazionale negli anni settanta la guida dorotea della Democrazia cristiana si fecero promotori della creazione della Internazionale Democratico Cristiana (IDC), che, in origine, raccoglieva partiti democristiani propriamente detti. Con il tempo l'IDC ha raccolto anche partiti moderatamente conservatori, spesso privi di particolari riferimenti religiosi, tanto che agli inizi del XXI secolo è stata ribattezzata Internazionale dei Democratici e Centristi.

Ideologia

Le politiche e le priorità dei partiti democristiani spesso differiscono da un paese all'altro, ma, in ogni caso, è possibile rintracciare una serie di caratteristiche che accomunano la maggior parte di questi.

Secondo la definizione di Geoffrey K. Roberts e Patricia Hogwood "dal punto di vista ideologico, il Cristianesimo democratico ha incorporato molte delle idee sostenute dai liberali, dai conservatori e dai socialisti, all'interno di una più vasta cornice di principi morali e cristiani"[1]. I due studiosi britannici descrivono i fondamenti del Cristianesimo democratico, mettendoli a confronto con il liberalismo, il socialismo (del quale la socialdemocrazia è l'evoluzione in senso moderato) e il conservatorismo. Si può così affermare che il cristianesimo democratico:

I cristiani democratici sono, in genere, conservatori sotto il profilo dei costumi e dell'etica tradizionale e, dunque, in gran parte sono contrari all'aborto e al matrimonio omosessuale, anche se in alcuni casi (le correnti democristiane dell'UDF in Francia) ne hanno spesso accettato o perfino promosso la legalizzazione, seppure con certi limiti. I partiti democristiani si ergono spesso a difensori dell'eredità cristiana, legandola all'identità e unità nazionale, anziché adottare una posizione più equidistante dalle singole fedi, come è tipico del liberalismo, della socialdemocrazia e del conservatorismo aconfessionale.

Il cristianesimo democratico considera l'economia al servizio dell'umanità, ciò non toglie che la quasi totalità dei partiti democristiani non mettano in discussione il capitalismo in sé e per sé, anche se ne possono criticare alcuni elementi, come del resto fanno anche i liberali (critici del monopolio) e, ovviamente, le sinistre più o meno radicali.

Negli ultimi anni molti partiti democristiani europei hanno abbracciato politiche liberiste, mentre si sono moderati sul piano culturale e morale. Emblematica è l'evoluzione dell'Unione Cristiano Democratica tedesca, che ha accentuato le spinte liberali in economia, a differenza dell'Unione Cristiano Sociale bavarese, rimasta più legata alla sua tradizione cristiano-sociale (nel senso tedesco del termine).

Non mancano correnti democristiane di sinistra, come il cristianesimo sociale, mentre le correnti che hanno assunto i caratteri di socialismo cristiano (il Movimento Socialista Cristiano, componente del Partito Laburista britannico, il Partito dei Lavoratori brasiliano, la Lega Internazionale dei Socialisti Religiosi, affiliata all'Internazionale Socialista) sono da ritenersi parte integrante della storia del socialismo e della socialdemocrazia, che nei paesi protestanti, non è vista necessariamente come un movimento politico laicista. Sono, ad esempio, rilevanti i legami della SPD con la Chiesa Luterana, tanto che i membri di tale chiesa contribuirono a rifondare la SPD in Germania Est nel 1989.

Nel mondo

XIX secolo

Le origini di questo movimento vanno ricercate nei gruppi cattolici, di laici e di ecclesiastici, che in diversi paesi, dalla metà dell'Ottocento, si dedicarono all’organizzazione dei ceti popolari in nome della solidarietà cristiana, spesso facendo riferimento alle esperienze corporativistiche del periodo medievale. Possono essere citate figure come monsignor von Kettler, vescovo e poi deputato, in Germania, Potter in Belgio, monsignor Manning in Gran Bretagna, Frédéric Ozanam (poi beato) e La Tour du Pin in Francia.

Un primo tentativo di coordinamento sovranazionale di questo movimento, che restava molto variegato, anche perché l’impegno politico non da tutti era visto come prevalente, venne dall'Unione di Friburgo (1885), cui presero parte anche rappresentanti italiani, tra cui Giuseppe Toniolo.

A seguito dell'enciclica Rerum Novarum (1891) di papa Leone XIII, i cattolici, fino a quel momento poco coinvolti nella vita politica degli stati liberali, cominciano ad organizzarsi per contenere, da un lato, le posizioni liberali anticlericali, dall'altro, quelle socialiste e comuniste. Il mondo cattolico subito dopo la pubblicazione dell’enciclica papale, almeno fino alla prima guerra mondiale (19141918), si divise in due correnti: una "intellettual–caritativa" o paternalistica, l’altra propriamente "democristiana". Mentre in Italia pesava la cosiddetta “questione romana” che aveva portato il papa ad impedire ai cattolici di candidarsi e votare alle elezioni politici, all’estero tale problema non si pose mai; esempio ne è proprio, in Germania, von Kettler, che oltre ad essere vescovo fu anche deputato per il Zentrum, partito cattolico, anche se non propriamente “democristiano”. Ben diversa l'esperienza dell' Action Française, in Francia, che, assunte posizioni scioviniste, nazionaliste e ultraconservatrici, attirò le critiche di parte della gerarchia cattolica, fino all'aperta condanna da parte del papa Pio XI. Con Papa Pio XII, l'Action Française venne rivalutata in chiave anticomunista, ma rappresentò sempre la soluzione nazional-conservatrice all'impegno dei cattolici in politica, ben distante dalle posizioni di moderazione e di internazionalismo, tipiche del pensiero democristiano.

Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, in Europa il movimento democristiano comincia a diffondersi molto più rapidamente in Belgio, Francia, Olanda e Germania, prevalendo sulla componente “intellettualistica”. In Austria, Svizzera, Ungheria il movimento assumerà posizioni più "socio-conservatrici". I cattolici cioè, pur rivendicando il loro ruolo nella vita politica statale, assunsero posizioni da "conservatorismo compassionevole", attenti cioè a mantenere intatti i rapporti tra le classi sociali, ma eliminando le forme più gravi di povertà e sfruttamento sul lavoro.

XX secolo

Nei vari stati europei, i cristiano-democratici hanno dato vita a partiti politici denominati in modo diverso che per tutto il XX secolo si sono collocati su posizioni moderate, tanto di centrosinistra, quanto di centrodestra. Questo ha portato in molti Stati ad assimilare il Cattolicesimo democratico con il centro dello schieramento politico. In Germania, ad esempio, il primo partito cattolico, anche se non precisamente cristiano-democratico, a nascere prenderà il nome Zentrum ("centro"), proprio a ribadire la propria diversità rispetto a Liberali e Socialdemocratici.

In Italia, invece, dopo la DC di Romolo Murri, nascerà nel 1919 il Partito Popolare Italiano, ad opera di Luigi Sturzo, sacerdote. Sturzo, pur inserendo il proprio partito nell'alveo del cattolicesimo democratico, non volle, nel nome del partito, inserire il termine "cristiano", per ribadire l'aconfessionalità dello stesso.

Nel ventennio 1925-1945 i vari partiti cristiano democratici europei si trovarono a dover contrastare l'avvento in Germania e Italia delle dittature nazi-fasciste, e le occupazioni da parti delle stesse in Austria, Francia, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Cecoslovacchia, Polonia. Da qui l'impegno nelle lotte partigiane, al fianco di liberali, monarchici, socialisti e comunisti, per assicurare all'Europa governi realmente democratici.

La vittoria nella seconda guerra mondiale dell'alleanza anglo-americana vide l'affermarsi nelle successive consultazioni elettorali, un po' in tutta Europa, i partiti democratico-cristiani: la Democrazia Cristiana in Italia, l'Unione democratica cristiana (CDU) in Germania, il Movimento Repubblicano Popolare (MPR) in Francia, il Partito Popolare (OVP) in Austria, il Partito Cristiano-sociale (PSC) in Belgio.

Per tutta la metà del XX secolo, i partiti cristiano-democratici si sono caratterizzati per la freddezza nei confronti delle politiche liberiste statunitensi e per l'avversione ai regimi social-comunisti dell'Europa dell'Est. Da qui, le cosiddette scelte "europeista" ed "atlantica". La prima ha visto la nascita delle Comunità Europee, poi Unione Europea, accordo di libero scambio commerciale tra 6, poi 25, Stati europei. La seconda, si è realizzata con la NATO, patto di difesa militare con Canada e Stati Uniti d'America, in chiave antisovietica.

I partiti democristiani si sono, dalla seconda metà del Novecento, diffusi anche in paesi a maggioranza protestante od ortodossa, basti pensare all’Appello Cristiano Democratico olandese, al Partito del Popolo Cristiano norvegese, al Partito Democratico Cristiano Africano sudafricano, ai democristiani bulgari e rumeni. In alcune di queste nazioni (Olanda, Norvegia) il cristianesimo democratico ha assunto connotati diversi da quello "cattolico", infatti "democristiani" è divenuto sinonimo di "conservatori". In altre, soprattutto dell'Est Europeo, la lentezza dell’affermazione di questi partiti è stata dovuta, da un lato, ai periodi di dittatura comunista, dall'altro, dall'accezione meno confessionale dei rapporti tra Stato e Chiesa.

In America Latina, il movimento democristiano è forte in Messico, Nicaragua, Costa Rica, Venezuela e Perù, dove i partiti hanno in taluni casi fatto parte di coalizioni di centro-destra e in altri di centro-sinistra. In paesi come la Colombia, il Brasile e l'Argentina (così come in molti paesi a maggioranza protestante, dove il panorama politico si è prima diviso tra "conservatori" e "liberali", poi tra "conservatori" e "socialdemocratici"xx) non sono mai nati partiti democristiani di un certo rilievo e i democristiani (in prevalenza cattolici) si sono posizionati nei vari partiti esistenti a seconda se erano personalmente più di destra o di sinistra, creando correnti all'interno di questi e senza dare vita a partiti autonomi.

Oggi

Oggi il movimento cristiano democratico non ha più una matrice unitaria. La caduta dei regimi comunisti o di estrema destra, l’affermazione del sistema democratico in Europa e nelle Americhe ha fatto si che i "democristiani" perdessero la loro caratteristica di diversità rispetto ai liberali (rispetto delle libertà fondamentali, prima di tutto quella religiosa, coniugandole con l’attenzione alle istanze sociali) e ai conservatori (vedere tradizione e ispirazione religiosa come motivi di progresso e non di immobilismo).

In Europa, dove spesso i democristiani hanno preso i caratteri tipici dei conservatori di fine XX secolo (tra i quali la maggiore laicità e il sostegno convinto del mercato e del liberalismo economico) e dove la collaborazione tra democristiani e conservatori si è rinsaldata nel Partito Popolare Europeo (PPE), è sempre più difficile distinguere tra "democristiani" e "conservatori". I due termini sono spesso divenuti sinonimi, in Spagna come in Germania.

Del resto lo stesso PPE è divenuto un contenitore più ampio, nel quale trovano posto i tradizionali partiti democristiani, i partiti conservatori dei Paesi scandinavi (mentre il Partito Conservatore britannico ha stretto solo un'alleanza), partiti con forti correnti liberali (come Forza Italia, il PSD portoghese, l'UMP francese e la PO polacca) o socialdemocratiche (come la stessa Forza Italia, il Fine Gael e il PD rumeno, nato come partito socialdemocratico)irlandese, partiti centristi di diversa ispirazione dell'Est europeo e perfino il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo turco.

In Italia

XIX secolo

In Italia, a differenza ad esempio di Francia e Belgio, il movimento democratico cristiano ebbe difficoltà ad affermarsi, a causa della “questione romana”, lo scontro tra Stato e Chiesa, frutto dell’annessione dello Stato Pontificio al Regno d'Italia. Agli inizi, infatti il movimento democristiano italiano poggiò sui cosiddetti “intransigenti”, coloro che mal sopportavano lo stato liberale a causa del suo accesso anticlericalismo. Questa opposizione qualificò, però, i cattolici italiani sul piano “sociale”, spingendoli cioè, per contenere il movimento operaista e socialista, ed evidenziare le mancanze liberali in campo sociale.

Il movimento cattolico in Italia, del resto, sul finire dell’800 si strutturò nell' Opera dei congressi e comitati cattolici, che aveva tra i suoi scopi di radunare il variegato mondo cattolico italiano e sostenere "l’azione popolare cristiana o democrazia cristiana". Non va, però, dimenticato che il termine democrazia, mal si conciliava con il pensiero cattolico dei tempi. Basti pensare che lo stesso Papa Pio IX, il papa dell’unità d’Italia, aveva in qualche modo confuso democrazia e repubblica, democrazia e modernismo, democrazia e anticlericalismo. Molti cattolici appartenenti all’Opera, infatti, in questi anni, potevano dirsi, più che democristiani, clerico-moderati, poiché al di là del favore al modello monarchico, anche se non a quello sabaudo, non vedevano conciliabili il cristianesimo e la democrazia.

Non va però taciuto che anche insigni esponenti liberali avevano visto la democrazia come demagogia, quindi arbitrio del popolo. Non solo: le stesse dottrine social-comuniste, pur predicando il contributo delle masse popolari alla vita dello Stato, non gradivano molto i "processi democratici", poiché tendevano a confondere borghesia e proletariato, allontanando così la tanto agognata "rivoluzione".

In Italia, più che negli altri paesi europei il mondo cattolici si divise nelle due correnti “intellettual-paternalistica” e “democratico-cristiana”. La prima, sostenuta dall’ Unione Cattolica per gli Studi sociali (1984), tra i cui massimi esponenti vi era proprio Toniolo, riteneva che l’impegno cattolico dovesse esprimersi soprattutto in campo sociale, moltiplicando le opere di assistenza e di carità, ed in campo culturale, per contenere la diffusione degli "errori" liberali e socialisti. I secondi, invece, propugnavano una scelta dalle forti connotazioni politiche, cominciando a porre le basi dell’autonomia del laicato cattolico dalla gerarchia ecclesiastica in campo politico e statale, che sarebbe stata riconosciuta dalla Chiesa solo con il Concilio Vaticano II (1962 - 1965).

Eredi dei cattolici liberali di metà Ottocento, tra i quali è spesso annoverato lo stesso Alessandro Manzoni, i cristiano-democratici si impegnarono per ridurre il potere statale ed assicurare maggiore spazio ai cosiddetti "enti intermedi": famiglia, associazioni, enti locali. A questo si accompagnò l'impegno di chi, sensibile alle tematiche sociali, s'impegnò nella costruzione delle "Leghe bianche", associazioni di contadini, operai e artigiani con decise finalità mutualistiche e solidaristiche.

Anche il rapporto con lo Stato italiano comincia a cambiare, basti pensare all’idea propugnata da don Davide Albertario, all’assemblea lombarda dell’Opera nel 1896, di “preparazione nell’astensione”, cioè di prepararsi a superare il “non expedit”, il divieto di votare e di essere eletti impartito dal papa i cattolici italiani.

Il termine "Democrazia Cristiana" compare per la prima volta a opera di Romolo Murri, sacerdote e deputato, che fondò un partito politico con tale nome, anche se lo stesso ebbe vita breve, perché visto troppo accondiscendente verso le forze socialiste. L’Opera, infatti, ben presto si divise tra “giovani” (Murri, Albertario, Meda) propriamente “democristiani” e gli adulti che, sostenuti da Leone XIII, propugnavano la tesi “intellettual–caritativa”. Toniolo cercò di mediare tra le due parti, ma non vi riuscì, al punto che la Santa Sede decise, nel 1904, lo scioglimento dell’Opera, preoccupata che attraverso di essa anche la nascente Azione Cattolica si spostasse su posizioni democristiane.

XX secolo

Il Partito Popolare
Lo stesso argomento in dettaglio: Partito Popolare Italiano (1994-2002).

In Italia il "cristianesimo-democratico" venne agli inizi del nuovo secolo declinato nell’accezione "popolare". Il Popolarismo è una dottrina politica enunciata da don Luigi Sturzo come un'alternativa tra il socialismo e il liberalismo e, successivamente, in aperta opposizione al fascismo. Ebbe un accento fortemente democratico. I "Popolari" erano favorevoli al libero mercato, anti-burocratici ed anti-statalisti, ma molto attenti alle questioni sociali e sensibili alle tematiche etiche care al mondo "cattolico".

Mentre però la storia italiana ha fatto della parola "popolare" il miglior modo per esprimere la vocazione democratica dei cattolici italiani. In Europa invece, la parola "popolare" è sostanzialmente sinonimo di "moderato conservatore".

La Democrazia Cristiana
Lo stesso argomento in dettaglio: Democrazia cristiana.

Dal 1942 al 1993, il cristianesimo democratico, in Italia, è coinciso con il pensiero e l’operato del maggiore partito politico: la Democrazia Cristiana, "partito di centro che guarda a sinistra" e quindi in grado di intercattare nell'ottica dell'interclassismo cattolico tanto il voto "moderato" quanto quello "moderatamente riformista".

La fine dell'unità politica dei cattolici
Lo stesso argomento in dettaglio: La fine dell'unità politica dei cattolici italiani.

Dopo la fine della Democrazia Cristiana (DC), i democristiani italiani si divisero in vari partiti politici. Il Partito Popolare Italiano (PPI), erede diretto della DC, sotto la guida di Mino Martinazzoli, cercò di mantenere viva la tradizione centrista dello "scudo crociato", escludendo alleanze sia con il centro-destra che con la sinistra. Il Centro Cristiano Democratico (CCD) di Pier Ferdinando Casini e Clemente Mastella, invece, pur continuando la scelta centrista, si alleò con Forza Italia (FI).

Oggi

Lo stesso argomento in dettaglio: Democrazia è Libertà - La Margherita.
Lo stesso argomento in dettaglio: Unione dei democratici cristiani e di centro.
Lo stesso argomento in dettaglio: Popolari Udeur.
Lo stesso argomento in dettaglio: Forza italia.

DL-La Margherita (ove è confluito il Ppi), Udc (erede diretto del Ccd) e l'Udeur rappresentano tre diversi esempi di come i cattolici italiani abbiano reagito alla fine dell'unità politica dei cattolici, idea fondamentale che era alla base della DC e che la rendeva un partito pragmatico, difficilmente circoscrivibile dal punto di vista delle ideologie politiche tradizionali. Fi pur non essendo un erede diretto della Dc è divenuto il principale riferimento politico per diversi settori di elettorato moderato ex-democristiano.

Si ritrovano tuttavia sussulti di elettorato ex-Dc anche in altri partiti delloscenario politico italiano.

Note

  1. ^ Roberts e Hogwood, European Politics Today, Manchester University Press, 1997

Voci correlate

Collegamenti esterni