Filodiffusione

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La filodiffusione è la radio diffusa attraverso una rete di telecomunicazioni il cui ultimo tratto, quello che raggiunge l'utente, utilizza il doppino telefonico con cui sono cablati gli edifici serviti dalla telefonia fissa.

Storia

A partire dal 1890 si erano avuti i cosiddetti "giornali telefonici", interamente diffusi attraverso cavi telefonici dedicati e quindi circoscritti alle città: in Italia L'Araldo Telefonico era diffuso a Roma, Milano e Bologna.

La filodiffusione nacque nel 1931 in Svizzera, dove la conformazione del territorio era tale da non garantire tramite onde radio una copertura capillare. Per questo motivo fu sviluppata la filodiffusione in bassa frequenza (su rete telefonica) denominata NF-TR (Niederfrequenz-Telefonrundspruch). Nel 1940 fu inaugurato il sistema ad alta frequenza HF-TR (Hochfrequenz-Telefonrundspruch), con il quale fu possibile la trasmissione simultanea di più programmi. Il sistema TR fu spento nel 1997 a favore di Swiss Satellite Radio.

Tecnica

La tecnica utilizzata dalla filodiffusione sfrutta un principio simile a quello dell'ADSL: viene usata una banda di frequenza diversa da quella utilizzata per il segnale telefonico analogico (300–3400 Hz). Nel caso della filodiffusione, la trasmissione avviene nella banda tra 150 e 350 kHz (Onde Lunghe). È poi necessario un idoneo ricevitore (un semplice radioricevitore con un adattatore all'ingresso d'antenna) per ascoltare i programmi. Sullo stesso doppino la filodiffusione analogica non è quindi fruibile contemporaneamente con l'ADSL, il che ne sta causando (2016) l'estinzione.

La filodiffusione in Italia

Lo stesso argomento in dettaglio: Rai Filodiffusione.

In Italia la filodiffusione fu inaugurata il 1º dicembre 1958 dalla Rai, e le trasmissioni vere e proprie iniziarono il 4 gennaio 1959, quando la copertura radiofonica via etere non era capillare e la qualità del suono, trasmesso in AM (larghezza di banda 4 kHz) lasciava a desiderare. La trasmissione di un segnale in onda lunga via cavo "a frequenze portanti" garantiva un suono limpido, una larghezza di banda di 15 kHz (all'inizio 7 kHz), e una diffusione su tutto il territorio che includeva tutti i capoluoghi di provincia di allora. Dal Centro di Produzione Radiofonia di Via Asiago 10 in Roma i sei segnali venivano inviati alle Sedi Regionali della RAI, e da lì distribuiti alle Centrali della SIP, dove altri distributori audio erano collegati ai doppini dei singoli utenti.

Dopo l'introduzione della diffusione via etere in modulazione di frequenza (FM) e con l'avvento delle radio private la filodiffusione fu relegata sempre di più nella nicchia degli appassionati di musica classica e di un pubblico colto. Tra l'altro, erano gli unici canali radiofonici della Rai a trasmettere 24 ore su 24 senza alcun tipo di interruzione (a parte il segnale orario) da conduttore o pubblicitaria. Altra utenza importante era quella commerciale: negozi, alberghi, grandi comunità, dove la Filodiffusione Analogica RAI consentiva di realizzare un servizio a costi bassissimi.

La Rai Filodiffusione include nel 2017 sei canali (il canale di Musica Classica, stereofonico, ne occupa due), dei quali i primi tre irradiano le reti radiofoniche nazionali (Rai Radio 1, Rai Radio 2 e Rai Radio 3), il canale Rai Radio Tutta Italiana che trasmette 24 ore al giorno musica Italiana e il canale Rai Radio 3 Classica che trasmette soprattutto musica classica. Inoltre è possibile ricevere gratuitamente i cinque canali della Filodiffusione su digitale terrestre (RAI Mux 1), dal satellite (attraverso Hotbird) e sulla piattaforma digitale Sky (servizio Radio on SKY), sul web in streaming, sulla App per smartphone RadioRai e attraverso la radio digitale Digital Audio Broadcasting (DAB).

La filodiffusione, pur essendo una tecnologia datata, era comunque estremamente economica e affidabile. L'utente che voleva ascoltare la filodiffusione poteva dotarsi di un filodiffusore e pagare un canone annuo (circa 2 euro) al proprio operatore telefonico oppure dotarsi di un computer con relativa connessione ad Internet ad alta velocità.

A dimostrare la "robustezza" di questa tecnologia, esistevano in Italia nel 2003 tre fabbricanti di Filodiffusori standard RAI broadcasting, in versione sia da incasso che da tavolo: Alpha Electronic , Tecno Center, e PASO. Ormai però la produzione si limita a sistemi di filodiffusione per grandi utenze, come alberghi, ospedali o comunità, dove la tecnologia è enormemente meno costosa del digitale. Attualmente (2018) le trasmissioni analogiche, a cura di RAI-Telecom sono ancora attive in modo residuale, anche se il servizio analogico è in competizione con servizio ADSL, che a fronte di un costo centuplicato, e di una complessità e costi d'uso molto maggiori, consente la fruizione dei servizi web. A ridurre l'attrattiva del servizio è anche la possibilità, fino a pochi anni fa inesistente, di ascoltare i cinque canali RAI in altri modi. Il servizio analogico tuttavia ha i suoi punti di forza nell'economicità (il canone corrisposto a Tim è di 2,08 euro l'anno nel 2015), e nell'essere i ricevitori economici, robustissimi, e particolarmente idonei per persone non esperte di tecnologie più complesse, o che non hanno accesso ad internet, o che non vogliono sobbarcarsi il costo del web, o che sono ciechi o ipovedenti (i vecchi ricevitori hanno tutti comandi elettromeccanici).

Il servizio di Filodiffusione Analogica impedisce la fruizione dell'ADSL; l'ex-gestore pubblico di telefonia, privatizzato, disincentiva il servizio analogico per promuovere i collegamenti internet, anche se molto più complessi e costosi, per l'utente che voglia solo ascoltare RadioRAI. TIM non attua più nuovi allacciamenti e la manutenzione dei vecchi utenti è ormai residuale.

A confermare la ormai irreversibile (esistono ancora vecchi utenti serviti dagli impianti RAI-TIM) scomparsa della Filodiffusione Analogica, dal 2015 la vecchia denominazione di Filodiffusione 4 e Filodiffusione 5 usata dalla RAI è stata cambiata in Radio 4 Light e Radio 5 Classica. La RAI continua a offrire i canali, che oggi sono ricevibili anche via Digitale Terrestre Televisivo, satellite, Radio Digitale (DAB+) e web, come Servizio Pubblico senza alcuna pubblicità; non è noto se non al gestore telefonico il numero di utenti ancora abbonati al servizio di Filodiffusione Analogica, probabilmente qualche decina di migliaia. Dal 12 giugno 2017 le due radio si chiamano Rai Radio Tutta Italiana e Rai Radio 3 Classica. Il 2015 può quindi essere ritenuto "l'anno di svolta".

Il termine Filodiffusione, grazie agli utenti commerciali, viene oggi (2016) sempre più inteso come una Diffusione audio via Filo. Lo standard RAI con sei portanti AM analogiche viene ancora usato nei sistemi con più punti di ascolto, ma i 6 segnali vengono scelti discrezionalmente dall'utente. Con il crollo del costo dei terminali di ascolto, sono disponibili sempre più funzioni e standard di trasporto via filo digitali, per cui la Filodiffusione sta evolvendo in una realtà tecnologicamente più complessa (Filodiffusione Digitale). Viene tuttavia ancora usato (2017) il termine Filodiffusione per i due canali radio della RAI originariamente trasmessi solo con tale tecnologia.

Nel 2016 la Direzione RAI Canali Radio di Pubblica Utilità, che includeva anche il settore Filodiffusione, viene divisa in tre. Il settore Filodiffusione, che curava i due canali FD4 (Leggera) e FD5 (Classica), viene conferito alla struttura Canali Digitali, che cura tutti i canali radiofonici non diffusi in FM e non collegati a Radio 1-2-3, e cessa di esistere come settore autonomo; i due canali cambiano nome e tipo di Palinsesto, di fatto spezzando nettamente la continuità con il passato. Il sito web viene chiuso, e i 2 canali sono inseriti dalla RAI nel flusso dei Canali Digitali. La rete di distribuzione della Filodiffusione analogica continua ad essere alimentata con i segnali di Radio 1-2-3-4-5, e resta attiva in modo residuale, data la diffusione pervasiva dell'ADSL di TIM che è incompatibile con il Servizio di Filodiffusione. Alcuni utenti TIM possono ancora riceverla (nel 2018) quando gli impianti sono funzionanti.

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