Coordinate: 45°58′44″N 11°20′35″E

Forte Vezzena

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Forte Vezzena
Werk Spitz Verle
Fortificazioni austriache al confine italiano
Rovine della facciata del Forte Vezzena
Ubicazione
Stato Impero austro-ungarico
Stato attualeBandiera dell'Italia Italia
Coordinate45°58′44″N 11°20′35″E
Informazioni generali
TipoForte
Altezza1.908 m s.l.m.
Costruzione1910-1914
Materialecalcestruzzo e cemento armato
Condizione attualeIn rovina
Proprietario attualeDemanio
VisitabileNo
Informazioni militari
Utilizzatore Impero austro-ungarico
Funzione strategicaDifesa del fronte bellico sull'Altopiano dei Sette Comuni durante la Prima guerra mondiale
Termine funzione strategica1918
Armamento5 mitragliatrici Schwarzlose da 8 mm M7/12 + 1 posta nell'osservatorio girevole. Non era dotato di artiglieria, ma durante l'estate 1915 venne portato nei pressi del forte, in posizione defilata dai tiri dell'artiglieria italiana, un cannone da 7,5 cm da montagna, che fu usato anche in funzione di artiglieria antiaerea
Comandanti storicisottotenente Konrad Schwarz
Azioni di guerraBattaglia degli Altipiani
EventiFu utilizzato prettamente come osservatorio. Resistette a vari tentativi di occupazione italiana tra il 1925 e il 1916
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Il forte Vezzena o Spitz di Levico (anche chiamato nei documenti storici come Werk Spitz Verle o Posten Cima Vezzena), si trova a quota 1.908 m slm ed è collocato sulla cima del Pizzo di Levico (o Cima Vezzena) in Provincia di Trento. Il forte appartiene al grande sistema di fortificazioni austriache al confine italiano.

Il forte è raggiungibile dal passo Vezzena.

Cenni Storici

Il forte danneggiato dai bombardamenti durante il primo anno di guerra
Piantina del Posten Vezzena

Fu edificato quando il Trentino apparteneva all'impero austro-ungarico tra il 1910 e il 1914. Aveva un'importantissima funzione di osservatorio grazie alla sua posizione strategica, e proprio per questo motivo venne chiamato "l'occhio degli altipiani". Poteva controllare la zona a sud verso Asiago e tutto il versante nord della Valsugana. Era sicuramente un'opera ardita, infatti si appoggiava alla roccia che gli fa da parete a nord e si affaccia a strapiombo con un salto di 1300 metri sulla Valsugana.

La difficile posizione, però, comportava diversi problemi di approvvigionamento e per questo venne dotato di cisterne per l'acqua da 37.000 litri, alimentate da pompe azionate elettricamente che facevano pervenire l'acqua dal sottostante forte Verle.

La fortificazione, con tre piani in superficie, venne realizzata in calcestruzzo e cemento armato. La pianta è trapezoidale; il forte si trova in una gola artificiale di roccia, ed era difeso da fitte linee di reticolati. Durante il primo anno di guerra furono scavati degli alloggiamenti sotterranei per la guarnigione, dopo che l'artiglieria italiana aveva reso inutilizzabili il secondo ed il terzo piano.

Era considerato inespugnabile e tale si dimostrò; gli italiani cercarono infatti di conquistarlo più volte tra il 1915 e il 1916, ma tutti i tentativi fallirono. Sin dai primi giorni di guerra venne costantemente tenuto sotto tiro dall'artiglieria italiana, nell'intento di bloccare le batterie nemiche. Dopo l'offensiva austriaca della primavera 1916, furono riparati i danni subiti dal forte durante il primo anno di guerra.

L'attuale stato di totale rovina è dovuta al recupero dei materiali ferrosi negli anni del primo dopoguerra; oggi della fortezza rimangono solo rovine, e l'interno non è più accessibile.

Armamento

All'epoca il forte era armato con 5 mitragliatrici Schwarzlose da 8 mm M7/12 poste in due casematte corazzate fisse, ed una nell'osservatorio girevole posto sulla sommità dell'opera. Ospitava un corpo di 60 Standschützen, comandati dal sottotenente Konrad Schwarz. Non era dotato di artiglieria, ma durante l'estate 1915 venne portato nei pressi del forte, in posizione defilata dai tiri dell'artiglieria italiana, un cannone da 7,5 cm da montagna, che fu usato anche in funzione di artiglieria antiaerea.

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