Incidente ferroviario del Bivio Santa Lucia di Verona
Incidente ferroviario del Bivio Santa Lucia di Verona | |
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Tipo | Scontro di treni |
Data | 26 maggio 1953 |
Luogo | Bivio Santa Lucia (Verona) |
Stato | Italia |
Motivazione | Mancato rispetto del segnale di protezione a via impedita |
Conseguenze | |
Morti | 4 |
Feriti | 30 |
L'incidente ferroviario del Bivio Santa Lucia di Verona fu uno scontro di due treni viaggiatori avvenuto il 26 maggio 1953 nel punto di confluenza dei tracciati di Mantova e di Bologna denominato Bivio Santa Lucia, a circa 3 km dalla stazione di Verona Porta Nuova[1].
Dinamica dei fatti
[modifica | modifica wikitesto]Alle ore 18:38 del 26 maggio 1953, il treno accelerato 2267, partito dalla stazione di Verona Porta Nuova per Mantova con qualche minuto di ritardo[1], giunto al bivio di Santa Lucia investì di fianco il treno accelerato 2120, proveniente da Bologna e diretto a Verona. In seguito alla collisione contro la prima carrozza del treno di Bologna la locomotiva a vapore del convoglio investitore si rovesciò; la prima carrozza del 2120 si spezzò in due, mentre altri due vagoni subirono gravi danni. Dai rottami delle carrozze sfasciate furono estratti quattro cadaveri e trenta feriti[2].
I treni coinvolti
[modifica | modifica wikitesto]Il treno accelerato n. 2267 delle ore 18:32 da Verona Porta Nuova per Mantova, composto di una locomotiva a vapore e di 8 carrozze viaggiatori di 2ª e 3ª classe[3].
Il treno accelerato n. 2120, di 2ª e 3ª classe, proveniente da Bologna e in arrivo a Verona P.N. alle 18:39, composto di locomotiva elettrica e di 6 carrozze viaggiatori[4].
L'inchiesta
[modifica | modifica wikitesto]Le indagini accertarono il corretto funzionamento degli impianti di sicurezza e dei relativi segnali posti a protezione del bivio di Santa Lucia. La causa del sinistro venne individuata nel mancato rispetto del segnale di via impedita da parte del convoglio diretto a Mantova[2]. I due guidatori della locomotiva del 2267, il macchinista Gino Marcato di anni 54 e l'aiuto-macchinista Angelo Braggio di 43 anni, entrambi da Verona, si presentarono all'autorità inquirente il giorno successivo al disastro[5]. Il Braggio dichiarò di aver visto il segnale rosso e di aver avvertito il compagno. Il macchinista Marcato affermò che i freni della locomotiva non avevano risposto al suo comando e che il segnale era stato visto troppo tardi a causa di lavori lungo linea[2].
A conclusione di una lunga inchiesta il giudice istruttore, Raffaele Dassisti, rinviò a giudizio il macchinista Marcato con l'imputazione di responsabile di disastro e omicidio colposo plurimo prosciogliendo l'aiuto-macchinista Braggio da ogni imputazione[2].
Le vittime
[modifica | modifica wikitesto]L'urto violento provocava la morte di 4 persone e il ferimento di 30, di cui 5 in maniera grave[1]. Riconosciute, le quattro vittime risultarono essere: Aldo Tancredi di 38 anni e Giuseppe Mantovanelli di 54 anni, entrambi da Verona; Renzo Ciani di 23 anni da Firenze; Anna Rossi Martini di 64 anni da Bolzano[5].
Note
[modifica | modifica wikitesto]- ^ a b c Quattro morti e trenta feriti in uno scontro ferroviario a Verona, in La Stampa, n. 124, 26 maggio 1953, p. 1.
- ^ a b c d Il disastro ferroviario di Santa Lucia di Verona, in Stampa Sera, n. 54, Torino, 4 marzo 1955, p. 3.
- ^ Ferrovie dello Stato, Orario generale ufficiale per le ferrovie italiane dello Stato. Quadro 200, Torino, Ditta Fratelli Pozzo, maggio-giugno 1953, pp. 234-235.
- ^ Ferrovie dello Stato, Orario generale ufficiale per le ferrovie italiane dello Stato. Quadro 70, Torino, Ditta Fratelli Pozzo, maggio-giugno 1953, pp. 118-119.
- ^ a b Il disastro di Verona. Macchinista e fuochista si sono costituiti ieri, in La Stampa, n. 125, 27 maggio 1953, p. 6.