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Steambros Investigations: L'anatema dei Gover

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Un solo indizio sancisce l’inizio della caccia. I fratelli Hoyt viaggeranno fino a Glasgow con il loro sidecar seguendo le tracce di Emma. Arriveranno nella villa dalle pareti a mosaico della famiglia Gover dove un nuovo caso li attende. Una maledizione grava sulla famiglia e il mistero sulla scomparsa di Emma si infittisce. I due investigatori saranno costretti a combattere con lati dei loro caratteri che neanche sapevano di avere e che potrebbero minare la loro capacità di giudizio, ma dovranno anche affrontare una minaccia più grande. Tra tecnologie avanzate, pericoli celati e verità nascoste la vita degli Hoyt sta per essere di nuovo stravolta. Cosa troveranno scoperchiando il vaso di Pandora?

Kindle Edition

Published April 19, 2018

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Displaying 1 - 8 of 8 reviews
Profile Image for Beb ✨.
173 reviews52 followers
August 3, 2018
Ho già avuto modo di conoscere i fratelli Hoyt con il primo volume della serie perciò ero già affezionata a loro. Non avevo dubbi che anche il secondo libro mi avrebbe emozionato, anzi è stato al di là delle mie aspettative! Di sicuro non mi sarei mai aspettata l'evoluzione delle cose al finale della storia. Ero così concentrata che quando mi sono resa conto che non sarebbe andato avanti ci sono rimasta: no, non può finire così! No, devo sapere! Evito quindi di dirvi che aspetto il prossimo capitolo della storia con grande ansia.

Leggi di più: http://lalibreriadibeb.blogspot.com/2...
Profile Image for Barbara Poscolieri.
Author 7 books30 followers
August 25, 2018
Siamo al secondo capitolo delle avventure dei fratelli Hoyt, gli Steambrothers, come vengono chiamati dopo il loro primo successo londinese. Per questo libro l’ambientazione si sposta nel Galles, dove i due si recano per cercare la sorella perduta, ma resta sempre infarcita di particolari steampunk che conferiscono fascino e curiosità. A mio giudizio la scelta di un genere che punta così tanto sull’ambientazione e sull’atmosfera è l’aspetto più interessante del romanzo: la sfida è non relegare lo steampunk sullo sfondo né farlo diventare folkloristico, ma intrecciarlo agli eventi e al contesto generale nel quale si muove la vicenda, proporlo come un mondo verosimile e non solo come macchia di colore. In questo senso, gli autori riescono a fare centro, trattando questo genere con un rispetto e una cura anche maggiore che nel primo libro. L’unica perplessità è forse solo sui dispositivi di riconoscimento digitale, tecnologia più vicina all’elettronica/informatica che alla meccanica e quindi aspetto più da fantascienza/cyberpunk che da steampunk. Niente però ci vieta di pensare che ci sia un qualche meccanismo diverso dall’analisi grafica delle impronte sviluppato in assenza di conoscenze informatiche.
Mi ha invece lasciato di nuovo poco impressionata la parte investigativa del romanzo, che mi ha poco coinvolto e che ho trovato organizzata in maniera un po’ troppo semplicistica. In particolare per la risoluzione finale si ricorre ancora alla genetica, trattandola tuttavia in modo estremamente banale e scegliendo uno di quei casi elementari che vengono usati proprio a titolo esemplificativo per spiegare l’ereditarietà X-linked nei corsi introduttivi di base (non entro troppo nel dettaglio per ovvie ragioni di spoiler). Da un testo di narrativa non ci si aspetta certo un saggio di genetica, ma non è bello neanche ritrovarci gli esempi tipici di un libro di scienze delle medie-superiori, senza lo sforzo di cercare qualcosa di più originale. Questo va ovviamente a scapito della suspence, visto che, quando si inizia a subodorare lo zampino di una spiegazione genetica (piuttosto presto, a dire il vero), la risposta arriva decisamente telefonata. Su quanto detto va comunque considerato che mal sopporto i gialli in generale e che la mia scarsa partecipazione potrebbe essere conseguenza del genere stesso più che della storia in sé.
Tralasciando i pregi portati dallo steampunk e i difetti portati dal giallo e giudicando invece il testo senza tener conto del genere, si nota uno stile ancora acerbo che però mi sembra in miglioramento rispetto al precedente romanzo.
In particolare, è presente qualche difetto linguistico sia dal punto di vista grammaticale sia dal punto di vista narrativo. Nel primo caso si trova qualche, raro, problema di concordanza di genere per i pronomi personali (es. “cambiargli la ferita” riferito a una donna) e, più di frequente, un uso scorretto o impreciso della punteggiatura, in particolare della virgola che manca quasi sempre nei vocativi e non viene usata nel modo appropriato per dare il giusto senso a frasi ambigue (es. “In confronto a Londra c’è un clima temperato e piacevole”: senza nessuna virgola non si può capire se si intende che, in confronto a Londra, nel posto in cui si trovano c’è un clima temperato e piacevole o se, in confronto al posto in cui sono, a Londra c’è un clima temperato e piacevole. Per la cronaca, è la seconda). Se a queste sviste, come anche a qualche ripetizione di troppo, si può porre facilmente rimedio con una più attenta pulitura del testo, le imperfezioni narrative sono più profonde. Oltre a qualche infodump, digressione e scivolone sul pdv, che a volte salta dai fratelli Hoyt alle abitudini e ai retroscena della famiglia Gover, si nota l’abbondanza nell’utilizzo frasi fatte (“macinare km e km”, “avere il diavolo alle calcagna”, “cigolio sinistro”, “il tempo smise di scorrere”, “preciso momento”) e parole poco specifiche (“una sensazione inquietante”, “un rumore indefinibile”), che non aggiungono nulla all’immagine o alla sensazione che si vuole far passare. A volte, oltre ad essere poco specifiche, queste scorciatoie narrative sono anche senza senso, come nel caso del rumore indefinibile: “Dalla stanza dove la famiglia era solita trascorrere la maggior parte del tempo provenne un rumore indefinibile. Era un pianoforte accompagnato dalle corde di un violino e poi un flauto che seguivano la scalata di note tamburellate da qualcuno su tasti bianchi e tasti neri all’inseguimento di una toccata e fuga in Re minore di Johann Sebastian Bach.” Vista l’accurata descrizione, direi che il rumore era più che definibile.
Alcune parole sono poi usate male, nel senso che non hanno il significato che si vuole dare loro: ad esempio “fessurare” (nel testo viene usato “fessurò gli occhi”) nel suo, raro, uso transitivo significa crepare, fendere, non ridurre a fessura come nell’accezione di socchiudere gli occhi. Discorso a parte per la frase “dare sintomo di sé” perché figlia di un’erronea trasposizione nel linguaggio comune di un termine medico: per quanto i due termini possano essere confusi al di fuori dell’ambiente medico, tanto da ritrovarsi come sinonimi, segno e sintomo non sono sinonimi per niente poiché il segno è un dato oggettivo riscontrabile dall’osservatore, mentre il sintomo è una sensazione soggettiva riferita dal paziente. Per questa ragione “dare sintomo di sé” non può essere uguale a “dare segno di sé”, perché la prima sarebbe una manifestazione soggettiva di quel “sé” mentre la seconda, richiesta nel caso specifico di questo testo dal senso della frase, è oggettiva.
Altra imprecisione linguistica è sull’”andare in tilt”, espressione che si riferisce al blocco delle funzioni e derivata dal blocco (tilt) del flipper, che però vede la luce solo nel 1950 circa, quindi successivamente all’età vittoriana: qualora in una realtà alternativa steampunk il gioco si fosse sviluppato prima (possibile, visto l’uso di meccanica ed elettricità) occorreva contestualizzare meglio il termine.
Meno evidenti ma presenti anche alcune note stonate concettuali più che di forma o stile. Ne riporto due esempi.
I due fratelli Hoyt si stupiscono di trovare oleandri (perché poi a volte è scritto in maiuscolo?) perché sono piante che necessitano di cure continue e costose: non so se sia vero (fanno da spartitraffico in molte autostrade, che non hanno questa grande manutenzione, ma non sono un’esperta di botanica), ma non vedo il problema visto che si trovano nel giardino della villa di una famiglia ricca che di certo può permetterseli. Che degli astuti investigatori non notino questo “particolare” sembra strano.
In un secondo caso, Mel definisce raro che un fulmine colpisca due volte lo stesso punto: visto che un fulmine tende a scaricare (quasi) sempre sul punto più alto (vedi la teoria delle punte), va da sé che ci sono punti che, per il solo fatto di essere più in alto degli altri, vengono colpiti anche centinaia di volte dai fulmini. È il concetto sul quale si basano i parafulmini (e Franklin aveva già esposto le sue teorie in età vittoriana). Il fatto che a dire una sciocchezza del genere sia proprio Mel, di cui si ribadisce più volte la logica, l’intelligenza e la cultura, toglie credibilità al personaggio. Ovviamente nel passaggio si fa riferimento al fatto che sia raro che un fulmine colpisca due volte, in maniera casuale, la stessa persona, che è diverso dal dire che colpisce due volte lo stesso punto. Proprio per le caratteristiche del personaggio di Mel, una maggiore attenzione ai particolari sarebbe auspicabile.
Ci tenevo a sottolineare quelli che, a mio giudizio, sono i punti più deboli del romanzo per dare un feedback utile a due autori in crescita che si stanno cimentando in quella che sembra essere una vera e propria saga investigativa, nella speranza che nei prossimi capitoli si possa far tesoro anche di queste osservazioni.
Non si cada però nell’errore di considerare questo secondo libro un passo falso perché sono tanti gli aspetti positivi del libro. La storia orizzontale, quella che si dipana romanzo dopo romanzo, ha tutte le caratteristiche per avvincere. I due fratelli sono infatti alla ricerca della sorella maggiore, che sembra invischiata in qualcosa di bello grosso, tanto da richiedere la comparsa di un villain in questo secondo episodio: promette azione, colpi di scena e anche una buona carica emotiva visto l’affetto che lega i tre fratelli e la loro lunga separazione.
Questo filone nel quale si aprono le varie indagini è degno di essere seguito nel tempo e incoraggiato e la contaminazione tra il genere steampunk e il giallo può aprire nuovi orizzonti agli amanti dell’uno e dell’altro genere. Mi aspetto, quindi, una crescita nel tempo della storia e degli autori, che continuerò a seguire con interesse.
29 reviews3 followers
Read
April 29, 2024
Sono un pirla. Ho scoperto a lettura iniziata che è il secondo di una trilogia. Vallo a rimediare il primo in digitale ora... :(
Non riesco a valutarlo bene, mi son mancati dei passaggi. Devo dire che la lettura è stata scorrevole e forse le cose interessanti sono successe proprio in questo capitolo.
Profile Image for Alessandra Les fleurs du mal blog.
371 reviews13 followers
May 1, 2020
Lo ammetto. Odio Alastor e Mely. Perché ogni volta che riesco a mettere le mani su un loro libro ne rimango cosi estasiata che è poi difficile immergermi in altre letture. Il loro steampunk ammalia, attrae e seduce così profondamente l’anima che è molto difficile mettere fine alla magia. Una volta arrivati alle ultime pagine le parole hanno oramai preso vita, tanto da divenire immagini reali che continuano a danzare sorridenti serafici dinanzi ai nostri occhi. La mente è oramai conquistata e non smette di restare legata, non solo alle emozioni suscitate dalla bravura stilistica dei due autori, ma soprattutto dalle descrizioni, cosi vivide e realistiche da divenire vere fotografie, veri scorci di un paesaggio che riconosciamo in ogni luogo. Mi è capitato di convincermi che, le ville e le magioni protagoniste del libro fossero riconoscibili in ogni mio peregrinare, convinta che una o l’altra fossero l’ispirazione per i loro racconti.

È questa la vera arte, fatta non solo con pregiate tecniche stilistiche ma con un arte quasi negromantica capace di infondere la vita nei personaggi di carta. I fratelli Hoyt sono talmente veri da fuggire totalmente dal rischio di essere stereotipi. Il genio dei due autori è stato quello si di scavare a fondo nel calderone dell’archetipo tramandatoci dalla letteratura vittoriana, madre del moderno steampunk, e nel cogliere i migliori e più intriganti aspetti e renderli unici e totalmente originali. La logica quasi ossessiva di Melinda, pur essendo presa a prestito da due dei più grandi investigatori della letteratura mistery quali Sherlock e Poirot, diventano tratti unici e personali. La sua onestà intellettuale rigida e quasi composta, rifuggente da ogni compromesso tipico dell’adorabile ma inquietante miss Marple diviene un tratto autentico e unico.

E cosi Nicholas cosi autenticamente dandy ma al tempo stesso di fanciullesca memoria, cosi galante e al tempo stesso cosi terrificantemente acuto, tanto da ricordarci i personaggi wildiani ma anche di sfuggita la perfezione e l’intelligenza dei personaggi di Leblanc. E poi un caleidoscopio di influenze letterarie che rimangono quasi echi lontani, amalgamanti in un prodotto letterario unico e perfettamente riconoscibile. Il tratto distintivo di questo secondo libro è senza dubbio la perfetta capacità di cogliere i dettagli, quelli che sfuggono a un occhio pigro, minuziosa ricerca dell’essenza, ritratto acuto e disadorno al tempo stesso, della compagine umana. Una perfetta ricostruzione di un’epoca perfettamente riprodotta dallo spirito stemapunk.

Eh sì cari miei lettori.

Anche in questa seconda e più inquietante avventura, lo steampunk abbracciato allo spirito del vittorianesimo, domina incontrastato, fondando in un testo di apparente evasione i due spiriti caratterizzanti un evo che tuttora affascina e intriga non soltanto gli addetti ai lavori ma autori e lettori stessi. Ho già raccontato nella mia precedente recensione cosa è, anzi cosa rappresenta a livello educativo l’età vittoriana. In questa cercherò di incentrare la mia analisi su come lo steampunk sia l’unico e il vero narratore di quella cultura che, lungi dall’essere passata, abbraccia anche il nostro fallace postmoderno. Il contesto sociale e economico dei libri dei fratelli Hoyt è un tempo non tempo. Mi spiego. Nella favolosa età vittoriana tutto sembrava possibile e al tempo stesso tutto era frenato. Una scienza che produceva incredibili invenzioni, che dava speranza e vita alle migliori menti scientifiche e che, tuttavia era terribilmente ingabbiato in una morale che, lungi dallo spingere al massimo questo vento rinnovatore, lo costringeva in rigidi limiti. La moralità era così alta da impedire per ironia della sorte la scienza a più alte conquiste.

Babbage, lo stesso Tesla venivano “sfruttati” soltanto in rapporto alla finalità cosciente, al mantenimento di un alto livello economico che producesse benessere e ricchezza senza contestare la stratificazione sociale. E questo perché, se portata ai suoi massimi estremi, la scienza avrebbe completamente destrutturato il pensiero che giustificava l’esistenza stessa dell’élite al potere. Ecco il potere della conoscenza lasciata a briglia sciolta. Prendete le conquiste einsteiniane. Esse hanno avuto il potere di mettere in discussione il pensiero razionalistico e meccanicistico che giustificava una presunta superiorità di una parte della popolazione e giustificava la stratificazione sociale nel senso piramidale. Lo stesso concetto di divinità elargitrice di beni materiali, a patto di ottenere una sottomissione e un cedimento dei propri doni intellettuali in cambio di benessere e prosperità, ne è un esempio eclatante. Non a caso quello che reggerà la compagine sociale e politica del periodo in questione, nella sua corsa vero una sorta di neo-capitalismo sarà sostenuta, nientedimeno che dalla morale protestante o anglicana (vi invito a leggere il saggio di Max Weber a tal proposito).

Lo steampunk, invece, è la possibilità resa viva e corporea del “e se invece…”

E se invece di restare soltanto progetti sulla carta Babbage e Tesla avessero davvero realizzato le loro strabilianti macchine?

E se invece di restare ancorati strenuamente a una oramai stantia tradizione, il vittorianesimo avesse avuto un moto di orgogliosa ribellione fino a creare una modernità totale?

Ecco che lo steampunk rende viva questa probabilità, facendo compiere a quel periodo che oscilla tra auree prospettive e oscurantismi medievali un balzo in avanti che è totale movimento. E nel movimento esiste la speranza di una totale evoluzione che non colpisca soltanto i beni materiali o immediati bisogni, ma soprattutto combatta in modo totale e spregiudicato gli assunti culturali. Ecco perché Melinda e Nick sono cosi moderni da essere loro stessi, più che le macchine che appaiono beffarde nel racconto, anacronistici. La loro mentalità stra-logica è spinta all’estremo andando a riflettere in modo estremamente ribelle, sulle modalità di vita di quella nobiltà e di quella borghesia che nella storia rappresentarono non opportunità ma semplici freni all’innovazione. E ancora una volta questo indomito e folle coraggio i nostri eroi lo dimostrano nell’andare con piglio caparbio a scoperchiare un altro vaso di pandora, stavolta molto più pericoloso e inquietante del primo libro.

E si trovano in una magione che non è altro che il simbolo di quell’era strana e straordinaria, mostruosa direi dove tutto è ossessivamente incongruente, eccessivo, stonato e pieno di imitazioni. Ed è così che il secondo libro rende manifesta la convivenza di due temi antitetici: ossia la chiusura, accanto alla ventata di novità. Tutto deve restare al proprio posto in una sfarzosa esibizione di un perbenismo che risulta eccessivo, stonato, soffocante e soprattutto pacchiano, imitazione grossolana dei valori etici. E come nella villa, sussurrante di segreti scabrosi nascosti in mille stanza chiuse a chiave, vittime di un immobilismo che ha del patologico arriva il vapore, arriva la velocità, l’azione a dare movimento al tutto. E non è un caso che la loro presenza fastidiosa, troppo logica in un mondo che dell’illogicità dei segreti fa il suo prediletto scudo contro il cambiamento, è l’emblema della capacità di azione del nostro steampunk. Perché questo filone è e resterà necessariamente movimento e lo si vede nella scelta del termine steam ossia vapore, quel vapore che con la sua forza eppure con la semplicità di un principio, da vigore e energia a pezzi di metallo altrimenti fissi e senza vita. E’ il principio vitale (acqueo) che porta energia agli eventi, apparentemente disastrosi è vero (leggetelo per capirlo) ma che daranno finalmente l’avvio alla vera storia.

A volte bisogna portare allo scoperto un segreto, una verità difficile da digerire affinché finalmente la storia abbia un inizio.

E magari una fine.

Questa è evoluzione.

Libro perfetto, altamente filosofico in ogni sua parte, con un tocco in più: una sorta di velata nostalgia che rende i personaggi forse più umani, più fragili ma non per questo meno degni di stima. Ed è forse il lieve, virgineo rossore delle guance di una sempre agguerrita Melinda quel perfetto contrasto, che dona quel tocco di poeticità keatsiana che mancava, forse, nel precedente libro.

Ecco cosa colpisce ogni volta che leggo questi due veri Scrittori.... la perfezione di ingranaggi che sanno muoversi in sincronia tra loro, grazie a un talento innato.
Profile Image for Feel The Book.
1,739 reviews53 followers
July 2, 2018
Recensione a cura di Blue per Feel the Book

Voto 4,5

Ed ecco la nuova avventura dei fratelli Hoyt, in viaggio per scoprire dov’è la sorella scomparsa.

Arrivati a destinazione, cercano un posto dove sistemarsi e un lavoro in modo da poter restare, ma ciò che gli viene offerto è qualcosa che metterà a dura prova la razionalità di Mel.

Da un tipo un po’ particolare, conosciuto nell’ostello in cui si fermano, vengono informati che nei dintorni c’è una Villa sulla quale grava una maledizione, tanto che alcuni membri della famiglia che ci vive sono morti in seguito a incidenti sospetti. I fratelli, ovviamente, sono scettici, ma incuriositi decidono di recarsi alla Villa e indagare.

Alla Villa si imbattono subito in qualcosa di molto particolare: un gatto. Fin qui niente di strano, se non fosse per il fatto che il suddetto animale non è un gatto normale, ma alcune parti del suo corpo sono state sostituite da meccanismi. Ovviamente Nicholas ne rimane subito colpito e affascinato, mentre Mel resta è più scettica e in allerta. Il loro arrivo non passa inosservato e conosciamo un personaggio molto particolare, che mi ha colpito, una simpatica vecchietta con una grinta e una parlantina incredibili. Lei è la capostipite della famiglia “maledetta” e ha visto uno dopo l’altro morire i propri famigliari, anche lei è convinta che siano maledetti e decide di assumere i fratelli per indagare meglio.

Mel e Nicholas vengono invitati a trasferirsi alla Villa, così da essere più comodi per le indagini. Tra gli altri membri della famiglia ci sono un fratello e una sorella, Cailin e Aiden, che tenteranno in ogni modo di sedurre i protagonisti, ma mentre Cailin è un po’ troppo invadente, tanto da mettere a disagio un Casanova come Nicholas, Aiden riesce, con i suoi modo gentili e garbati, a fare breccia nel cuore gelido di Mel.

Le indagini sulla maledizione porteranno alla luce torbidi segreti di famiglia e anche scoperte incredibili su Emma.

Tutto questo fino ad un epilogo davvero inaspettato, che poi finale non è…

Anche questo libro è scritto molto bene, mi sono lasciata trascinare e incantare dalla storia. I fratelli Hoyt mi piacciono sempre di più, soprattutto per il loro legame forte e per il fatto che si sostengono e capiscono senza parlare. Anche gli altri personaggi sono descritti benissimo, così come l’ambientazione e i particolari steampunk, che adoro.

Faccio i complimenti agli scrittori che sono stati bravissimi anche stavolta e li esorto a pubblicare al più presto il continuo, grazie.

Editing a cura di Lilith per Feel the Book
Profile Image for Veragram09.
134 reviews2 followers
April 21, 2019
Molto bello, finisce dove il mistero si infittisce, spero di leggere l'ebook finale presto, complimenti agli autori 😁
Author 2 books4 followers
August 7, 2020
Un sequel esplosivo, nel quale alcuni nodi si sciolgono mentre altri si stringono ancora di più, da leggere dopo il primo.
5 reviews
May 1, 2021
Per la scrittura darei stelle, ma non è il mio genere e non mi ha catturato
Displaying 1 - 8 of 8 reviews

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