Lingua min nan

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Min meridionale (Minnan)
閩南語 (闽南语), Bân-lâm-gú
Parlato inRepubblica Popolare Cinese; Repubblica di Cina (Taiwan); Malaysia; Indonesia; Singapore; Thailandia; Filippine; Vietnam; Stati Uniti (New York); e altre aree dell'insediamento min meridionale e hoklo
Regioniprovincia del Fujian meridionale; area di Chaozhou-Shantou (Chaoshan) e Penisola di Leizhou nella provincia del Guangdong; estremo sud della provincia dello Zhejiang; gran parte della provincia dello Hainan (se è compreso l'hainanese o il qiong wen); e la maggior parte di Taiwan;
Locutori
Totale49,7 milioni (Ethnologue, 2022)
Classifica29 (2021)
Tassonomia
FilogenesiProto-sino-tibetano
 Proto-cinese
  Cinese antico
   Proto-Min (Lingua min)
    Proto-Minnan
Statuto ufficiale
Ufficiale inNessuna (progetti di legge sono stati proposti per fare del taiwanese (min meridionale amoy) una delle "lingue nazionali" a Taiwan); una delle lingue ufficiali per gli annunci dei trasporti pubblici nella RDC [1]
Regolato daNessuno (a Taiwan sono influenti il Ministero dell'istruzione e alcune ONG)
Codici di classificazione
ISO 639-1zh
ISO 639-2(B)chi, (T)zho
ISO 639-3nan (EN)
Linguist Listnan (EN)
Glottologminn1241 (EN)
Linguasphere79-AAA-j

Distribuzione del min meridionale

Il min meridionale o min nan o, seguendo il pinyin, minnan (cinese tradizionale: 閩南語; cinese semplificato: 闽南语; pinyin: Mǐnnányǔ; poj: Bân-lâm-gí/Bân-lâm-gú) ("lingua del Fujian meridionale"), è una lingua,[1] o più esattamente una famiglia di lingue cinesi parlate nel Fujian meridionale e nelle regioni limitrofe, a Taiwan, e dai discendenti degli immigranti cinesi provenienti da queste aree nella diaspora. La macro-categoria è quella delle lingue Min, divise in Min Dong, Min Bei e Min Nan (cioè Min orientale, del Nord e del Sud). Tutti i Min derivano da un'unica antica varietà, il Proto-Min, che insieme alle lingue Bai discende direttamente dall'Old Chinese e non dal Primo Cinese Medio, come avviene per le altre famiglie di dialetti cinesi. Il Proto-Min, di cui esistono delle ricostruzioni (e.g. quella di Jerry Norman), è nato dopo la conquista dei regni di Minyue e Baiyue da parte della Dinastia Han, conquista che ha segnato l'inizio della Prima Occupazione del Nord (Bac thuoc) nella storia vietnamita.

Nel linguaggio comune, il Min meridionale (e quindi un ramo del Min) di solito si riferisce all'hokkien, in particolare all'amoy (dialetto di Xiamen, detta "Amoy" in dialetto) e al taiwanese. L'amoy/amoynese e il taiwanese sono entrambi combinazioni degli idiomi di Quanzhou e di Zhangzhou. La famiglia del min meridionale, oltre agli hokkien, comprende anche il teochew parlato a Chaozhou e l'hainanese (cioè il parlato dell'isola di Hainan). Il teochew ha una mutua intelligibilità limitata con l'amoy. Tuttavia, l'hainanese generalmente non è considerato mutuamente intelligibile con nessun'altra variante del min meridionale.

Il Min Nan fa parte del gruppo linguistico min, insieme a parecchie altre divisioni. Le lingue/dialetti min sono parte del gruppo delle lingue cinesi, a sua volta un membro della famiglia delle lingue sino-tibetane. Il min meridionale non è mutuamente intelligibile con il min orientale, con il cantonese o con il mandarino o il cinese standard. Come nel caso di altre varietà del cinese, c'è una disputa politica riguardo al fatto se la lingua min debba essere definita una lingua o piuttosto un dialetto.

Al 2022, è parlato da oltre 49,7 milioni di parlanti totali[2], in gran parte madrelingua (L1).

Distribuzione geografica

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Il min meridionale è parlato nella parte meridionale della provincia del Fujian, in tre contee sud-orientali della provincia dello Zhejiang, nell'arcipelago di Zhoushan al largo di Ningbo sempre nello Zhejiang, e nella parte orientale della provincia del Guangdong (regione di Chaoshan). La variante qiong wen parlata nella Penisola di Leizhou della provincia del Guangdong, come pure nella provincia dell'Hainan, che non è mutuamente intelligibile con il min nan o il teochew standard, è classificato in alcuni schemi come parte del min meridionale e in altri come lingua separata.

Una forma di min meridionale affine a quella parlata nel Fujian meridionale si parla anche a Taiwan, dove ha il nome nativo di tâi-oân-oē o hō-ló-oē. Il sottogruppo etnico per il quale il min meridionale è considerato una lingua nativa è noto come Holo (Hō-ló) o Hoklo, l'etnia principale di Taiwan. la corrispondenza tra lingua ed etnia è generalmente vera anche se non assoluta, in quanto alcuni Hoklo hanno dimestichezza molto limitata con il min meridionale, mentre alcuni non Hoklo lo parlano fluidamente.

Ci sono molti parlanti min anche tra i Cinesi d'oltremare nel Sud-est asiatico. Molti immigranti di etnia cinese nella regione erano Hoklo del Fujian meridionale e portarono la loro lingua in quella che è ora l'Indonesia (le antiche Indie Orientali Olandesi) e nelle odierne Malaysia e Singapore (anticamente Malesia britannica, Birmania e Stabilimenti dello Stretto). In generale, il min nan del Fujian meridionale è conosciuto come hokkien, hokkienese, fukien o fookien nel Sud-est asiatico, ed è molto simile al taiwanese. Molte Cinesi etnici del Sud-est asiatico sono originari della regione di Chaoshan della provincia del Guangdong e parlano il teochew, la variante del min meridionale proveniente da quella regione. A quanto risulta, il min meridionale è la lingua nativa fino al 98,5% della comunità di etnia cinese nelle Filippine, tra i quali è conosciuta anche come lan-nang o lán-lâng-oē ("la lingua del nostro popolo"). I parlanti del min nan formano la maggioranza dei Cinesi a Singapore, i più numerosi essendo Hoklo e i secondi più numerosi quelli di lingua teochew.

Classificazione

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Il Fujian meridionale è la patria dei tre principali dialetti hokkien. Essi sono conosciuti in base alle località geografiche alle qhali corrispondono (elencate da nord a sud):

Poiché Xiamen è la città principale del Fujian meridionale, il dialetto di Xiamen è considerato il più importante, o addirittura il dialetto di prestigio. Il dialetto di Xiamen è un ibrido dei dialetti di Quanzhou e di Zhangzhou. Il dialetto di Xiamen (noto anche come il dialetto di Amoy) ha giocato un ruolo influente nella storia, specialmente nelle relazioni delle nazioni occidentali con la Cina, fu uno dei più frequentemente studiati tra tutti i dialetti/lingue cinesi dagli Occidentali durante la seconda metà del XIX secolo e la prima metà del XX secolo.

Le varianti del min meridionale parlate nella provincia dello Zhejiang sono più affini a quello parlato a Quanzhou. Le varianti parlate a Taiwan sono simili alle tre varianti del Fujian, e sono conosciute collettivamente come taiwanese. Il taiwanese è usato dalla maggioranza della popolazione ed è alquanto importante da una prospettiva socio-politica e culturale, formando il secondo polo più importante, se non il più influente, della lingua grazie alla popolarità dei mezzi di comunicazione in hokkien taiwanese. Anche quelle varianti del min meridionale che sono conosciute collettivamente come "hokkien" nel Sud-est asiatico traggono origine da queste varianti. Le varianti del min nan nella regione di Chaoshan della provincia orientale del Guangdong a loro volta sono chiamate collettivamente teochew o chaozhou. Il Teochew è di grande importanza nella diaspora cinese del Sud-est asiatico, particolarmente in Malaysia, nelle Filippine, in Thailandia, in Cambogia, in Vietnam, a Sumatra e nel Kalimantan Occidentale.

La variante della lingua min nan parlata intorno a Shanwei e ad Haifeng differisce marcatamente dal teochew e può darsi rappresenti una migrazione posteriore da Zhangzhou. Linguisticamente, essa si situa tra il teochew e l'amoy. Nel Fujian sud-orientale, le varianti locali di Longyan e Zhangping formano di per sé una divisione separata del min nan. Tra gli abitanti di etnia cinese di Penang (Malaysia) e di Medan (Indonesia), si è sviluppata una forma distinta di Hokkien di Zhangzhou (Changchew). A Penang, è chiamata hokkien di Penang, mentre dall'altra parte dello Stretto di Malacca a Medan, la variante locale, quasi identica, è conosciuta come hokkien di Medan.

Ruolo politico e culturale

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Jean DeBernardi dell'Università dell'Alberta affermò che il min nan (閩南話) è una lingua sinitica con più di 38 milioni di utilizzatori, che corrisponde al 4% del miliardo di parlanti delle lingue sinitiche. Gli utilizzatori del min nan sono sparsi in varie zone dell'Asia, dentro e fuori dalla Cina: in parti della provincia del Fujian, nel Guangdong nord-orientale, ad Hainan, a Taiwan, nel Sud-est asiatico, in Thailandia, in Malaysia, a Singapore, in Indonesia e nelle Filippine. Oltre al suo elevato valore sociale come marcatore di uno status infra-gruppo tra le varie comunità, questa lingua ha acquistato un valore politico aggiuntivo a Taiwan, rappresentando le aspirazione del movimento d'indipendenza taiwanese di fronte ai timori della riunificazione con la Cina continentale.[3]

Jean DeBernardi asseriva che chiamare il min nan un "dialetto" "è un nome inappropriato", in quanto le lingue della Cina sono diverse come le lingue romanze. Mentre si sostiene che la Cina settentrionale è relativamente omogenea dal punto di vista linguistico (sebbene Jerry Norman osservi che "molte varietà di mandarino nello Shanxi e nel nord-ovest sono totalmente incomprensibili per un parlante di Pechino"), la Cina meridionale ha sei gruppi principale di "dialetti", che sono in realtà lingue mutuamente incomprensibili.

Fin dalla sconfitta del 1945 del Guomindang nella Cina continentale e dalla sua successiva ritirata a Taiwan, nell'isola l'uso del mandarino è stato incoraggiato a spese del taiwanese. Il min nan, benché parlato da un 80% stimato della popolazione di Taiwan, è stato ritenuto come "una lingua substandard senza alcuna grammatica e forma scritta, inadeguata e inadatta alla discussione colta".

«Molti parlanti min nan più anziani sia a Tainan che a Xiamen esprimevano l'opinione che il min nan fosse superiore al mandarino, che era considerato come una lingua d'invenzione recente che mancava delle radici storiche del min meridionale... la promozione del mandarino sia a Taiwan che nella RPC era un mezzo per promuovere il dominio culturale della Cina settentrionale, e ipotizzavano che i politici temessero la forza del popolo min nan, che... avevano avuto successo economico dovunque avessero vissuto e lavorato.[3]»

Fonologia e i tre sistemi di romanizzazione

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Lo stesso argomento in dettaglio: Lingua hokkien e Lingua teochew.

La lingua min meridionale ha una delle fonologie più diversificate delle varianti del cinese, con più consonanti del mandarino o del cantonese standard. Le vocali, d'altro canto, sono più o meno simili a quelle del mandarino standard. In generale, i dialetti del min meridionale hanno fino a 7/8 toni (8 se si separano due toni che oggi convergono e se si contano i due toni entranti) e il sandhi tonale, che avviene pure in altri dialetti e in putonghua, è molto esteso. Ci sono variazioni di minore importanza nell'ambito dell'hokkien, ma il sistema del teochew differisce significativamente.

Quanto alle romanizzazioni, i min nan hanno in particolare un sistema largamente usato, cioè il Pėh-ōe-jī /peʔ˩ u̯e˩ d͡ʑi/, a volte abbreviato come POJ e inventato dai missionari occidentali nell'Ottocento. In sinogrammi si scrive 白話字, cioè "scrittura vernacolare". A questa romanizzazione si aggiunge quella del Teochew e Swatow, cioè il Peng'im 拼音, che in putonghua si pronuncia "pinyin" ed è stato promulgato nel 1960. Con il Teochew, siccome ha i suoni simili all'Hokkien, si può usare anche il POJ. Una terza romanizzazione, usata specificatamente con l'Hokkien di Taiwan, viene detta Tâi-lô (dove la prima sillaba si riferisce proprio a Taiwan) ed è stata resa ufficiale per la latinizzazione del taiwanese nel 2006. Assomiglia molto al POJ ma, grazie a delle sostituzioni di lettere, è molto più precisa.

L'idioma di Xiamen è un ibrido degli idiomi di Quanzhou e di Zhangzhou. Anche il taiwanese è un ibrido degli idiomi di Quanzhou e di Zhangzhou. Il taiwanese nel Taiwan settentrionale tende ad essere basato sull'idioma di Quanzhou, mentre il taiwanese parlato nel Taiwan meridionale tende ad essere basato sull'idioma di Zhangzhou. Di sono variazioni di minor conto nella pronuncia e nel vocabolario tra l'idioma di Quanzhou e quello di Zhangzhou. la grammatica è essenzialmente la stessa. In aggiunta, il taiwanese include parecchie dozzine di prestiti linguistici dal giapponese. Al contrario, l'idioma teochew è significativamente diverso dagli idiomi di Quanzhou e di Zhangzhou sia nella pronuncia e nel vocabolario.

Mutua intelligibilità

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Mutua intelligibilità parlata

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L'idioma di Quanzhou, quello di Xiamen (amoy), quello di Zhangzhou e quello taiwanese sono mutuamente intelligibili. L'idioma di Chaozhou (teochew) e quello amoy sono foneticamente simili per l'84,3%[4] e lessicalmente simili per il 33,8%,[5] mentre il mandarino e l'amoy min nan sono foneticamente simili per il 62%[4] e lessicalmente simili per il 15,1%.[5] In confronto, il tedesco e l'inglese sono lessicalmente simili al 60%.[6] In altre parole, il chao-shan, incluso il swatow (entrambi i quali sono varianti del techew), ha pochissima intelligibilità con l'amoy,[7] e a loro volta l'amoy e il teochew non sono mutuamente intelligibili con il mandarino. Tuttavia, molti parlanti amoy e teochew parlano mandarino come seconda o terza lingua.

Mutua intelligibilità scritta

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I dialetti del min meridionale mancano di una lingua scritta standardizzata. I parlanti del min meridionale imparano a leggere il mandarino standard a scuola. Come risultato, non c'è stato un bisogno urgente di sviluppare un sistema di scrittura. In anni recenti, un numero crescente di parlanti della lingua min nan sono diventati interessati a sviluppare un sistema di scrittura standard (o usando i caratteri cinesi, o usando una scrittura romanizzata).

Mutamenti vocalici

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La seguente tabella fornisce parole che illustrano alcuni dei mutamenti vocalici visti più frequentemente. I caratteri con la stessa vocale sono mostrati tra parentesi.

Italiano Carattere cinese Accento Pe̍h-ōe-jī IPA Teochew Peng'Im
due Quanzhou, Taipei li˧ no6, ri6 (nõ˧˥, zi˧˥)[8]
Xiamen, Zhangzhou, Tainan dzi˧
malato 病 (生) Quanzhou, Xiamen, Taipei pīⁿ pĩ˧ bên7 (pẽ˩)
Zhangzhou, Tainan pēⁿ pẽ˧
uovo 卵 (遠) Quanzhou, Xiamen, Taiwan nn̄g nŋ˧ neng6 (nŋ˧˥)
Zhangzhou nūi nui˧
bacchette per il cibo 箸 (豬) Quanzhou tīr tɯ˧ de7 (tɤ˩)
Xiamen tu˧
Zhangzhou, Taiwan ti˧
scarpe 鞋 (街)
Quanzhou, Xiamen, Taipei ue˧˥
Zhangzhou, Tainan ê e˧˥
cuoio 皮 (未) Quanzhou phêr pʰə˨˩ puê5 (pʰue˩)
Xiamen, Taipei phê pʰe˨˩
Zhangzhou, Tainan phôe pʰue˧˧
pollo 雞 (細) Quanzhou, Xiamen koe kue koy
Zhangzhou, Taiwan ke ke
fuoco 火 (過) Quanzhou huéh
Xiamen he
Zhangzhou, Taiwan hoé hue
pensiero Quanzhou sy siuh
Xiamen, Taipei su su
Zhangzhou, Tainan si si

Pėh-ōe-jī e Tâi-lô

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Insieme alla scrittura moderna, vengono messi degli accenni dalle convenzioni di alcuni autori di dizionari ottocenteschi di dialetti Minnan, utili da consultare in ricerche filologiche. In particolare, il grosso deriva dalla romanizzazione molto complessa di uno dei primissimi dizionari di Minnan, cioè un dizionario di Hokkien scritto e pubblicato da Walter Henry Medhurst nel 1832. La romanizzazione si standardizza dal 1934 in poi. Il primissimo è l'"Arte de la Lengua Chio Chiu" (漳州?) di Melchior de Mançano (1580-1630?), un missionario dominicano. Scritta nel 1620-1621, rappresenta forse una varietà di Hokkien originaria di Fujian e parlata dai cinesi che vivevano fuori da Manila, nelle Filippine. La sua romanizzazione assomiglia a quella più tarda di Francisco Varo, l'autore dell'"Arte de la Lengua Mandarina".

Nella colonna accanto, viene messo anche il Tâi-lô. Da un paragone, risulta che il Tâi-lô sia più aderente alla pronuncia rispetto al POJ. A questo si aggiunge il pregio che non utilizza diacritici non tonali e apici, a differenza del POJ. Oggi, il POJ e il Tâi-lô sono entrambi largamente usati e grossomodo sono testa-a-testa nell'utilizzo. Quanto al resto, il Tai-lo e il POJ sono largamente identici, ragion per cui si indicano solo le differenze in Tâi-lô (in scrittura corrente al computer, si può semplificare in "Tai-lo": i diacritici indicano soltanto l'intonazione della vocale).

Lettera/digrafo

POJ

Differenze

Tâi-lô

Trascriz.

IPA

Spiegazione
a - /a/ È una "a" di albero.
e - /e/ È una "e" di elmetto, vocale chiusa.
ee, ɛ, e͘ ee /ɛ/ È una "è" di tè, vocale aperta. Questo suono è presente nel dialetto di Zhangzhou e si romanizza in tre modi (il terzo ha un punto in alto). In Tai-lo, siccome non si usano diacritici vocalici e si usa in toto l'alfabeto latino, è "ee".
i - /i/ È una "i" di piccolo, vocale chiusa. Se a inizio sillaba, non ha sostegni ortografici come in pinyin, ma ha "y" nella trascrizione di Medhurst (e.g. 一 it < yit).
o - /o/, /ɤ/, /ə/ È una "o" di occhio, vocale arrotondata chiusa. Una vocale si dice arrotondata se si pronuncia con le labbra arrotondate in un cerchiolino. Questa pronuncia è presente nei dialetti di Amoy, Zhangzhou, Quanzhou e Taipei (la capitale di Taiwan). In alternativa si pronuncia /ɤ/, cioè lo stesso identico suono ma non arrotondato, cioè tenendo le labbra rilassate. Questo suono è presente nell'Hokkien di Kaohsiung (Gaoxiong, nel sud di Taiwan). A Tainan (Taiwan) e come varietà a Kaohsiung si può sentire una schwa/vocale neutra /ə/, cioè un suono che si ottiene immaginando di declamare le consonanti dell'alfabeto ("a, bi, ci, di, e, effe, gi...") senza il nome per intero ("a, b, c, d, e, f, g..."). Nelle trascrizioni IPA dell'Hokkien, un po' di confusione in primis deriva dal fatto che questa famiglia di dialetti si può trascrivere con l'alfabeto Zhuyin, detto anche "Bopomofo", ma il segnetto utilizzato per trascrivere questi tre suoni è ㄛ, che era designato per indicare sempre e solo la vocale neutra. Di fatto, le prime due pronunce sono diffusissime e di fatto sono quelle principali e che si sentono nella parlata concreta.
oo /ɔ/ È una "o" di occhio, arrotondata ma aperta. Douglas modifica la lettera in ɵ͘, mentre Medhurst usa un fuorviante "oe", che oggi ha tutt'altra pronuncia. In Tai-lo si scrive due volte la "o" per togliere il diacritico e indicare una vocale aperta.
u - /u/ È una "u" di ultimo, vocale arrotondata chiusa.
n nn nasalizzaz. È una piccola "n" scritta come apice per indicare la nasalizzazione della vocale. Per nasalizzare le vocali, si rilassa la parte morbida del palato, cioè il velo palatino, in modo che il suono esca attraverso il naso. In IPA, la nasalizzazione si segnala con un tildo sopra la vocale ed è una caratteristica presente pure in francese, portoghese, polacco, hindi, nepali, sanscrito, bengali e dialetto shanghainese. Le combinazioni sono aⁿ /ã/, eⁿ /ẽ/, iⁿ /ĩ/, oⁿ /ɔ̃/ (solo la "o" aperta può essere nasalizzata, quindi conoscendo questo dato di fatto il punto in alto non serve), uⁿ /ũ/. Medhurst scrive la "n" come apice non in fondo, ma appena dopo la consonante e prima della vocale (e.g. kaⁿ < kⁿa) o, se ha un dittongo, appena dopo la semiconsonante (koaⁿ < kwⁿa). In altri casi, Medhurst la scrive come in fondo, ng. In più /ĩ/ viene trascritto come eeng (e.g. 篇 phiⁿ 邊 piⁿ 甜 tiⁿ. Oggi hanno pure una seconda pronuncia in -m, che ricalca quella originale in *-m) tranne se preceduta da semivocale (in tale caso è ing). In Tai-lo si scrive una doppia "n" in fondo per indicare la nasalizzazione. Le combinazioni sono dunque ann, enn, inn, onn (ricorda che solo la "o" aperta è nasalizzata), unn.
ai - /aɪ/ È una "ai" di aitante, dittongo con la "i" aperta. Medhurst lo scrive come "ay" e in più aggiunge un altro dittongo, "ae", che oggi rappresenta lo stesso suono; si trova nel dizionario di Medhurst in caratteri come 埃, 臺, 來, 開, 愛, 哀 (in Primo Cinese Medio avevano il dittongo *oj). Nella presentazione dei dittonghi, inserisce 皆 "kae", oggi "kai", mentre in 查 "chay" si può notare la pronuncia in dialetto di Zhangzhou "chêe", cioè con la vocale aperta).
au - /aʊ/ È una "au" di auriga, con la seconda vocale arrotondata aperta.
iau - /ɪaʊ/ È una "iau" di "più aulico", con la vocale finale arrotondata aperta. Medhurst trascrive il trittongo come "ëau". Se la semivocale è a inizio sillaba, Medhurst la trascrive come "Y-" (e.g. 要 yau) (altre volte la trascrive Yë-, e.g. 醃 Yëem, vinica al Primo Cinese Medio; oggi si pronuncia "iam" e in putonghua "yan1").
ia - /ɪa/ È una "ia" di iato. Medhurst la trascrive come ëa 爹 tia < tëa
ian - /ɪɛn/ È una "ien" di iena, con la "e" aperta, ragion per cui la romanizzazione è uguale al pinyin ma a prima lettura è fuorviante. MacGowan e Douglas scrivono "ien", Mentre Medhurst scrive "ëe", come nella parola 福建 Hok-Këèn e 潮州 Chëang-chew e 龍 lëûng. La "e" con l'umlaut/dieresi/tréma nella romanizzazione di Medhurst indica la semivocale /j/ per creare dittonghi.
io - /ɪo/ È una "io" di sciolto, con la vocale arrotondata chiusa. Medhurst trascrive il dittongo come "ëo" 茄 kiô < këo.
iu - /iu/ È una "iu" di iuta, con la vocale arrotondata chiusa. Medhurst trascrive il dittongo come "ëu", eg. 甘肃 Kam-sëuk.
oa ua /ua/ È una "ua" di quaglia, dittongo. Medhurst lo trascrive come "wa".
oai uai /uai/ È una "uai" di guai. Medhurst trascrive il trittongo come "wae" 乖 koai < kwae.
oe ue /ue/ È una "ue" di questo. Medhurst lo trascrive come "öe", in più öey 罪, 喂, 對. In più, per rimanere in tema di dittonghi e trittonghi oggi spariti, Medhurst registra anche "ey", reperibile in 禮, 低, 批, che oggi hanno /e/ oppure /i/. Tutte queste sillabe avevano il dittongo *ej in Primo Cinese Medio.
ui - /ui/ È una "ui" di quinto. Medhurst lo trascrive come "uy" (in isolamento è "wuy" 威. La prima lettera ricorda vagamente le convenzioni del pinyin, assenti nella trascrizione moderna del Peh-oe-ji). Un dittongo che si nasalizza solo nel dialetto di Zhangzhou è proprio questo, uiⁿ (nel taiwanese muta in -ng).
b - /b/ È una "b" di balena, consonante sonora. Una consonante si dice sonora se il palmo della mano intorno alla gola avverte le vibrazioni delle corde vocali durante la pronuncia. Si paragonino "ffff" e "ssss" con "mmmm" e "vvvv".
ch (chi) ts (tsi) /t͡s/ (/t͡ɕ/) È una "z" di zero, consonante sorda. Se davanti alla vocale "i", si palatalizza in "ci" di ciao palatale come in cinese moderno standard, cioè pronunciata con la lingua già in posizione di "gn" di gnomo. Anticamente c'era una differenza ortografica tra "ch" /t͡ɕ/ e "ts" /t͡s/. La differenza non veniva marcata e si usava sempre "ch" (tranne in MacGowan, che usa sempre "ts") ma in due opere la differenza è marcata: Douglas e Campbell. La differenza è rimasta inalterata anche dopo la riedizione di Barclay. Oggi la grafia è unica.
chh (chhi) tsh (tshi) /t͡sʰ/ (/t͡ɕʰ/) È una "z" di zero, sorda e con aspirazione, cioè accompagnata da uno sbuffo d'aria. Davanti a "i", si palatalizza, sempre mantenendo l'aspirazione. Medhurst la trascrive come "ch'h".
g - /g/ È una "g" di gatto, consonante sonora.
h - /h/ È un'aspirazione sorda come nell'inglese have.
j (ji) - /d͡z/ (/d͡ʑ/) È una "z" di zero, consonante stavolta sonora (si pronuncia sonorizzata di solito nel Norditalia). Davanti alla "i" si palatalizza in una "gi" di gioco palatale, cioè con la lingua già in posizione di "gn" di gnomo. Medhurst lo descrive come la J francese /ʒ/. Questa pronuncia è presente ancora oggi nell'Hokkien di Kaohsiung, in cui è sempre /ʑ/: è cioè una "gi" di gioco palatale e senza contatto tra organi, oppure la J francese pronunciata fortemente palatalizzata.
k - /k/ È una "c" di cane, consonante sorda.
kh - /kʰ/ È una "c" di cane, sorda e con aspirazione sorda. Medhurst la romanizza con "k'h": aggiunge cioè un apostrofo e una "h". Assomiglia vagamente alla romanizzazione Wade-Giles, in cui le aspirate si ottengono mettendo un apostrofo dopo la consonante.
-k - -/k̚/ È uno stop senza rilascio udibile di suono pronunciato in zona velare. Gli stop sono presenti pure in coreano, vietnamita, thailandese, dialetto cantonese e Hakka e, anticamente, erano presenti in Old Chinese e Primo Cinese Medio. Per capire come si pronuncia uno stop, si immagini la parola "pacco": nella pronuncia solita, dopo la /a/ il dorso della lingua si poggia sulla zona tondeggiante del palato e rilascia il suono per poi pronunciare/emettere la /o/. Ebbene, lo stop è un'ostruzione del suono tale per cui la lingua tocca il palato e interrompe la /a/ senza più fare nient'altro. Le combinazioni sono ak, ek (/iɪk/, e.g. 革; in Tai-lo /ɪək̚/) oik /ɔk/, iak, iok /ɪɔk/. Solo una pronuncia è totalmente irregolare, cioè "ek", trascrizione che comunque sembra avvicinarsi di più al Primo Cinese Medio e Old Chinese. Non tutte le combinazioni sono presenti in Tai-lo.
l - /l/ È una "l" di leva, consonante sonora. Dal vocabolario di Medhurst, si nota come la *n- /n/ muti talvolta in /l/, e.g. 寧 lêng, 南 lâm.
m, -m - /m/ È una "m" di mano, consonante sonora. Si trova anche a fine sillaba come codina nasale. le combinazioni possibili sono am, iam, im, om /ɔm/.
"m" - /m̩/ È una "m" di mano, sonante. Le sonanti sono consonanti che hanno una valenza di vocale e sono presenti pure in sanscrito, lituano, dialetto cantonese e shanghainese. Per la precisione, nei dialetti cinesi hanno valenza di vocale perché si possono intonare: si pensi alla differenza tra "Mh. Capito.", "Mh?? Cosa??" e "MMMHHH CHE BUOOONOOO!!!". Le sonanti derivano da una caduta di suoni in una sillaba, di cui resta solo una consonante. Le sonanti in più si possono usare dentro una sillaba come se fossero la vocale. In dialetto Hokkien, come anche in sanscrito, si trovano anche con questa funzione. Queste sillabe (consonante +sonante) derivano dalla caduta della vocale in una sillaba avente una codina nasale. La "m" come sonante si riconosce perché è scritta in totale isolamento, può avere i diacritici tonali in alto e ha un trattino in basso nell'IPA. La /m/ come sonante in Hokkien è preceduta solo dall'aspirazione (hḿ). Ma come sonante non ha il colpo di glottide in fondo (vedi avanti). Medhurst trascrive la sonante /m̩/ come Ūm. In Tai-lo, solo la "oo" (dunque la "o" aperta) può avere delle finali come stop o codine nasali, ragion per cui si scrivono tutte con una sola "o". L'unica differenza è lo stacco glottale, in cui c'è differenza tra oh e ooh.
n, -n - /n/ È una "n" di nave, consonante sonora. Si trova anche come codina nasale a fine sillaba e le combinazioni possibili sono an, ian, in, un, oan.
ng, -ng; "ng" - /ŋ/; /ŋ̍/ È una "ng" di panca, consonante nasale sonora pronunciata con il dorso della lingua contro la zona tondeggiante del palato. Anche questo suono può essere una sonante con entrambe le possibilità di utilizzo e ha un trattino in alto in IPA. Un esempio è 黃 huang2, in Hokken n̂g (dialetto di Zhangzhou: ûiⁿ). Medhurst la trascrive come Wuíng (a cui aggiunge Hông, una terza pronuncia in uso ancora oggi). Si combina con le consonanti in png /pŋ̍/, tng, kng, sng, chng /t͡sŋ̍/, chhng, nng e hng. Un esempio è 酸 suan1, ovvero "sng" (e nel dialetto di Zhangzhou suiⁿ, che Medhurst trascrive come Swing) Come sonante, può pure avere il colpo di glottide, ma si aggiunge solo se preceduta da consonante. Le combinazioni come coda nasale sono ang, eng /iɪŋ/, ong /ɔng/, iong /iɔng/. Dopo "ek", anche la finale "eng" è irregolare. La trascrizione ricorda molto la pronuncia in Primo Cinese Medio e Old Chinese. Medhurst per ng- a inizio parola romanizza "gn"-. In Tai-lo è presente "ing", che si pronuncia come "eng".
p - /p/ È una "p" di palla, consonante sorda.
-p - -/p̚/ È uno stop senza rilascio udibile di suono, stavolta pronunciato serrando entrambe le labbra. Le combinazioni possibili sono ap, iap, ip, op /ɔp/.
ph - /pʰ/ È una "p" di palla, sorda e con aspirazione. Medhurst la latinizza come "p'h".
s (si) - /s/ (/ɕ/) È una "s" di senza, consonante sorda. Davanti alla "i", come in Sudcoreano, si palatalizza in "sci" di scienza palatale, cioè con la lingua già in posizione di "gn" di gnomo.
t - /t/ È una "t" di tavolo, consonante sorda.
-t - -/t̚/ È uno stop senza rilascio udibile di suono pronunciato interrompendo la vocale posizionando la lingua in posizione di /t/. Le combinazioni sono at, iat [iɛt̚] /e.g. 别), it, ut, oat. La finale "iat", regolare, era scritta "iet" da MacGowan, Douglas e nella revisione di Barclay. Medhusrt invece scrive ëet. Ad ogni modo, la latinizzazione attuale è fuorviante.
th - /tʰ/ È una "t" di tavolo sorda e con aspirazione sorda. Medhurst la romanizza con "t'h".
-h - -/ʔ/ È una lettera messa a fine sillaba (vagamente simile allo shanghainese -k/-h/-q a seconda del sistema di romanizzazione) per indicare lo stacco glottale/colpo di glottide, cioè una consonante che si può pensare come un lieve colpetto di tosse pronunciato con una valvola intorno alla gola. Anche le sonanti, pure se precedute da consonante, e le vocali nasalizzate possono avere lo stacco glottale. Quasi ogni vocale e cluster vocalico può avere lo stacco glottale. Solo le finali nasali non hanno il colpo di glottide annesso. Doty lo trascrive con un apostrofo a fine sillaba, mentre Medhurst fonde i due, mettendo cioè un apostrofo e subito dopo la "h" (e.g. ah < a' oppure a'h). Le vocali e dittonghi nasalizzati e con stacco glottale sono (e sono scritte in Peh-oe-ji) ahⁿ, ehⁿ, ohⁿ, iahⁿ, iuhⁿ, oaiⁿ. Da qui si ricava che prima si scrive il colpo di glottide e subito dopo si disambigua che tutto il composto si nasalizza. In Tai-lo avviene il contrario e la grafia è, per esempio, annh. L'ordine è quello più naturale siccome lo stacco glottale è in fondo sia foneticamente che ortograficamente.

Il Tâi-lô in più usa anche le lettere straniere in prestiti che ritengono la grafia originale e, eventualmente parte della sua pronuncia (che dipende dall'adattamento del prestito o dalla lingua di provenienza): C, D, F, Q, V, W, X, Y, Z. Infine, una -r a fine parola in Tai-lo permette di indicare alcune vocali dialettali (se taiwanesi, sono vocali appartenenti a parlate locali e non a quella generale). Graficamente, il suo utilizzo assomiglia a quello della Erhua/erizzazione/rotacismo in puntonghua. Per la precisione, il Tâi-lô possiede quattro vocali extra (una sola è usata facoltativamente in POJ):

Vocale/digrafo

(Tâi-lô)

IPA Spiegazione (Tâi-lô)
ee /ɛ/ Si pronuncia come una "é" di perché, vocale aperta già menzionata. Le due lettere di fila suggeriscono che è aperta, se si pensa al suono "oo/o +finale" in Tai-lo.
ir /ɨ/ È una vocale alta centrale chiusa, presente pure in russo e romeno. Si può immaginare come una schwa con il dorso della lingua ben sollevato verso l'incavo del palato, oppure si può approssimare pronunciando una comune "i" tenendo una penna in mezzo ai denti, come un cane che tiene un osso tra le fauci. La grafia stessa suggerisce che assomiglia alla lontana a una /i/.
er /ə/ Indica in modo comodo e inequivocabile la vocale neutra schwa. Non ha legami con la sillaba del putonghua "ER", che in Hokkien (e dialetto Yue) viene resa in altro modo (ma che corrisponde in shanghainese).
ere /əe/ Come la grafia stessa suggerisce, è una schwa seguita subito dopo da una /e/, formando un dittongo.

Paragoni con il Primo Cinese Medio/EMC e l'Old Chinese/OC

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L'Hokkien non ha consonanti retroflesse, come avviene anche in shanghainese, cantonese e Hakka (in generale, è una caratteristica tipica dei dialetti meridionali). Sono perse dunque tutte le retroflesse in putonghua e in Primo Cinese Medio, in cui per la prima volta sono apparse a partire perlopiù da cluster dell'Old Chinese.

Ritiene però *-m come il cantonese, tuttavia in dei casi cade e dà luogo a una nasalizzazione (vedi avanti). Ritiene poi i tre stop senza rilascio udibile di suono *-p, *-t e *-k, tranne in dei casi in cui appena dopo la vocale si riducono in degli stacchi glottali (cosa che invece avviene in toto in shanghainese, dialetto di Fuzhou e nelle varietà dialettali settentrionali).

Le palatalizzazioni del cinese moderno standard, influenzato dalla varietà di pronuncia del dialetto di Pechino non sono avvenute, come anche in cantonese (in shanghainese avvengono svariate palatalizzazioni, ma conserva bene molti suoni oggi persi insieme alla distinzione sonora-sorda-sorda aspirata).

Lo stacco glottale in Hokkien non deriva solo da uno stop lenito, ma si trova pure dopo le sonanti e vocali nasalizzate, ma questi due casi non vengono qui trattati.

Le nasalizzazioni in Hokkien avvengono per la caduta della codina nasale in Primo Cinese Medio *-m, *-n e *-ng, ma non avviene in quasi tutte le sillabe, come pure in shanghainese: alcune si nasalizzano e vedono la caduta della codina, ma altre conservano la codina (ma in shanghainese, laddove sono ritenute, danno luogo a un gran numero di assimilazioni, palatalizzazioni e confusioni: il cantonese è molto preciso, mentre l'Hokkien è meno confusionario). Per dare dei veloci esempi, una sillaba con uⁿ è 张 zhang1, con oⁿ è 翁 weng1, con iⁿ è 圆 yuan2, con eⁿ è 生 sheng1, con aⁿ è 衫 shan1 (< *-m; ha pure la versione in -m, che è letteraria ed è conservativa siccome in quella vernacolare avviene la nasalizzazione); o͘ /ɔ/, vocale aperta arrotondata, non ha nasalizzazioni.

Quanto all'odierna sillaba "ER" in putonghua, che corrisponde pure in shanghainese, in Primo Cinese Medio deriva da una sillaba che iniziava con *ny- e finiva con /e, i/. In Old Chinese questo suono non esisteva e deriva da una palatalizzazione di *n- (eventuali cluster consonantici sono poi tutti caduti: il Primo Cinese Medio non ne ha). In Hokkien il suono diventa /d͡ʑ/ (senza contatto tra organi a Kaohsiung; alla lontana, assomiglia alla */z/ del Tardo Coreano Medio, usata proprio per trascrivere e adattare la consonante *ny-). L'esito in Hokkien è identico alle pronunce recenti dei kanji in giapponese (ma nelle pronunce go-on, più antiche, è /nʲ/). In Hokkien, sporadicamente come alternativa in delle varietà di pronuncia si trova /n/, che invece è la pronuncia più antica e conservativa e da cui si può ricostruire proprio *ny-. Alcuni esempi sono: 二 jī, 而 jî 耳 hī (jíⁿ a Zhangzhou e ní a Quanzhou), 爾 ní (jíⁿ s Zhangzhou), 兒 jî (pronuncia di Zhangzhou. Iniziava però in *ng- in Old Chinese, quindi si nota una palatalizzazione in Hokkien e Primo Cinese Medio).

Quanto all'odierna R- in putonghua, deriva anch'essa da *ny- in Primo Cinese Medio, derivata da una palatalizzazione di *n- dall'Old Chinese. a parte le pronunce in cui muta in /l/, per esempio quella di Amoy, Quanzhou e Taipei, in quelle semi-conservative ha nuovamente la variante /d͡ʑ/ (a Kaohsiung senza contatto tra organi): si allinea alle sillabe che oggi sono "ER" e alla soluzione delle pronunce giapponesi successive alla go-on. In casi sporadici in Hokkien è /n/, cioè lo stesso suono dell'Old Chinese). Una carrelalta rapida di esempi è: 日 ji̍t (Zhangzhou, Kaohsiung), 入 ji̍p, 如 jî (Zhangzhou) e jû (Kaohsiung), 潤 jūn (Kaohsiung), 人 jîn (Zhangzhou, Kaohsiung), 仁 jîn (Zhangzhou, Kaohsiung), 任 jīm (Zhanghou, Kaohsiung), 然 jiân (Zhangzhou, Kaohsiung), 燃 jiân (Zhangzhou, Kaohsiung), 讓 jiōng (Kaohsiung) e jiāng (Zhangzhou) e straordinariamente niō͘ (Zhangzhou; Tainan a Taiwan), 壤 jióng (Kaohsiung) e jiáng (variante a Zhangzhou e Taiwan; a Taipei più di preciso è lióng), 扔 jêng (Zhangzhou, Kaohsiung), 仍 jiông (Zhangzhou), 軟 nńg (seconda pronuncia a Quanzhou e Amoy) e núi (seconda pronuncia a Zhangzhou), 肉 jio̍k (Zhangzhou, Kaohsiung).

Quanto invece alla /f/ in putonghua, deriva notoriamente dalle bilabiali *bj-, pj-, phj in Primo Cinese Medio, che a loro volta derivano da simili suoni in Old Chinese, in cui non esisteva /f/ (nasce insieme a */v/ durante il Primo Mandarino). Ebbene, le antiche *bj-, pj-, phj- (e simili suoni bilabiali in Old Chinese, non seguiti da semivocale e eventualmente preceduti da un'iniziale blandamente attaccata e poi caduta) in Hokkien si leniscono in /h/ (come in giapponese moderno), ma molti altri caratteri straordinariamente hanno una o più pronunce alternative che hanno la bilabiale sorda /p/ anche con aspirazione. Tutte queste pronunce sono conservative, si avvicinano al coreano e al vietnamita e sono pronunce vernacolari 白 (l'altra in /h/ è letteraria 文. La stessa separazione in lettura bai e wen, con la prima più conservativa, è presente pure in shanghainese). L'Hokkien non ha il suono e lettera /f/, come in putonghua e cantonese. Dalle pronunce vernacolari dei caratteri con doppia pronuncia pertanto si ricostruisce un suono bilabiale. Una carrellata di esempi è: 髮 , hoat; 發 puh / hoa̍t / hoat; 非 hui. 飛 pe / hui / hoe; 反 péng / púiⁿ / pán / páiⁿ / hoán; 凡 hoân / hâm / hoān; 方 hng / png / puiⁿ / hong; 放 hòng / pàng / hàng; 分 pun / hun; 風 hong / hoang; 豐 phong / hong; 否 hóⁿ / hó͘ / hió; 弗 hut; 福 hok; 富 hù / pù.

Quanto alle sillabe che in Primo Cinese Medio iniziavano in *mj- (e *m- in Old Chinese, sporadicamente preceduto da una consonante), mentre in cantonese restano con il suono /m/, in putonghua si sono lenite per poi culminare in /w/ semivocalica per formare un dittongo. In Hokkien, semi-conservativo, si lenisce e modifica in /b/: 未 bē, 味 bī, 晚 boán (pronuncia vernacolare mńg e múi, più conservativa), 亡 bông, 忘 bōng, 望 bāng e bōng, 網 bāng. Anche il giapponese, che ha in dei casi la doppia versione, presenta /b/ (mentre in vietnamita presenta /v/ < */w/); la versione conservativa ritiene /m/. Invece lo shanghainese vernacolare, il coreano, il cantonese e l'Hakka sono conservativi (/m/). Il Teochew, un Minnan che ha un altro sistema di romanizzazione (Peng'im), si comporta in modo analogo agli Hokkien e molto sporadicamente presenta pure /m/, da cui si ricostruisce il suono originale, e.g. 晚 mung2 /muŋ⁵²/, 萬 mog8 /mok̚⁴/ (se usato come cognome), 問 mung7 /muŋ¹¹/, 吻 mug4 /muk̚²/.

Quanto a *ng- in Primo Cinese Medio (deriva dallo stesso suono in Old Chinese/OC o da una /G/ o /q/, cioè una "g" di gatto sonora pronunciata con la radice della lingua contro il velo palatino/la parte morbida del palato, cioè la zona uvulare, e una "c" di cane sorda pronunciata alla stessa maniera e come in arabo moderno), da suono nasale diventa /g/ come in giapponese: conserva in parte la presenza di una occlusiva/plosiva /G/ o /q/ oppure, in molti altri casi, sembra essere un'approssimazione di *ng-, la stessa dei giapponesi. In un numero minore di casi, conserva *ng-, specialmente nella varietà di Zhangzhou: da questa pronuncia si ricostruisce *ng- antico, presente sicuramente in Primo Cinese Medio. Una carrellata rapida di esempi è: 牙 gê (Zhangzhou: gâ. OC *m-ɢˤ<r>a), 芽 gê (Zhangzhou: gâ. OC *m-ɢˤ<r>a), 颜 gân (OC *C.ŋˤrar), 我 góa e alternativa ngó͘ (OC *ŋˤajʔ), 饿 gō (Quanzhou: ngō͘ . OC *ŋˤaj-s), 艾 ngāi (OC *C.ŋˤa[t]-s), 研 gián (Taipei: ngái. OC *[ŋ]ˤe[r]), 鱼 gû (pronuncia alternativa di Amoy. OC *[r.ŋ]a), 玉 gio̍k (Zhangzhou. OC *[ŋ](r)ok), 言 gân (Zhangzhou. OC *ŋa[n], *ŋa[r]), 语 gú (Amoy, Taipei. OC *ŋ(r)aʔ), 牛 ngiû (Zhangzhou. OC *[ŋ]ʷə), 元 goân (OC *[ŋ]o[r]), 原 goân (OC *N-ɢʷar), 月 goa̍t (OC *[ŋ]ʷat), 吴 ngô͘ (OC *ŋʷˤa), 五 (pronuncia alternativa a Zhangzhou e Amoy: ngó͘. OC *C.ŋˤaʔ), 午 ngó͘ (Amoy, Zhangzhou. OC *m-qʰˤaʔ), 瓦 góa (OC *C.ŋʷˤra[j]ʔ), 外 gōa / gōe (OC *[ŋ]ʷˤa[t]-s). In Teochew (è un Minnan, ma non è Hokkien) si trova sia /ŋ/- che /g/- grossomodo in eguale misura (una terza possibilità rara è la mutazione in aspirazione /h/, tale per cui non c'è nessun contatto con organi, a cui si affianca ). Anche il Teochew ha la divisione in pronuncia letteraria e vernacolare. Per esempio, 艾 ha hian7 / ngai6 (/hĩã¹¹/, /ŋai³⁵/). La seconda, più conservativa, è quella letteraria (quella vernacolare cioè è meno conservativa). Un altro esempio di pronuncia doppia in base al registro è 我, ua2 / ngo2 (/ua⁵²/, /ŋo⁵²/): la seconda, più conservativa, è sempre quella letteraria, il che lascia presumere una tendenza inversa rispetto allo shanghainese e Hokkien, in cui la pronuncia vernacolare di contro è la più conservativa (tranne nel caso di -m in Hokkien: è letteraria ma conservativa).

I toni sono descritti nella varietà di Amoy (nel paragrafo sotto sono spiegati in Tai-lo). Se si desidera pronunciare i toni, si consiglia di dividere la propria voce in tre registri senza forzarla: registro acuto, medio/mediano e grave. Anche le sillabe che terminano in stop (ritenuto o mutato in uno stacco glottale) hanno due intonazioni (non è cioè un mero tono entrante sfuggito: si dota di un contorno tonale). Degli otto toni originali, due sono confluiti, abbassando il numero a sette. Questi toni sono segnalati perlopiù con diacritici. La cifra permette di sostituire il diacritico con un numero, cosa che avviene anche nella scrittura corrente al computer del pinyin.

Cifra Nome

(Medhurst)

Diacritico Intonazione

(+numeri)

Spiegazione
1 上平

upper/first even tone

nessuno ˥ (5) Piatto e nel registro acuto
2 上上 o 上声

upper high tone

accento acuto ˧˥ (35) Dal medio, cresce verso l'acuto

(e.g. á, ám, í, ó, óng, ún, ái, óe, úi, iáu, iàu, iàt, iàh, oéh)

3 上去

upper departing tone

accento grave ˧ (3) Piatto e nel registro medio

(e.g. à, àn, ìⁿ, òa, àu, ùi)

4 上入

upper entering tone

nessuno

+stacco glottale o stop

˥ (5) +p̚/t̚/k̚/ʔ Acuto e con stop/stacco glottale

(e.g. ap, at, ak, ah)

5 下平

lower/second even tone

accento circonflesso ˨˩ (21) Grossomodo, dal medio scende al grave

(e.g. â, î, ô͘, iû, ôe, âi, ûn, âng)

(2) < *6 (下上

lower high tone)

(un antico e misterioso tono, che

converge con il 2)

(˧˥ (35)) < *[?] Oggi, dal medio cresce verso l'acuto.

(á) ; (?) < *[vedi sotto la tabella]

7 下去

lower departing tone

trattino orizzontale/macron ˨ (2) Grossomodo, piatto e nel registro grave.

(e.g. ā, āi, āu, ē, ī, ō)

8 下入

lower entering tone

trattino verticale

+stacco glottale o stop

˨ (2) ++p̚/t̚/k̚/ʔ Grossomodo, grave e con stop/stacco glottale.

(e.g. a̍p, a̍t, a̍k, a̍h, oa̍h).

Nelle sonanti, il diacritico tonale si scrive direttamente sulla sonante (se la sonante è "ng", che ha due lettere, si scrive sulla lettera che equivale a una consonante nasale, e.g. ng > ǹg. Lo stesso avviene se questa sonante è preceduta da consonante). Medhurst dice di avere usato il circonflesso per il quinto tono siccome il circonflesso al contrario (e.g. ǎ), presente invece nel moderno pinyin, si trovava di rado nei libri.

Quanto al sesto tono, già Medhurst spiega che è identico al secondo e non spiega nulla della sua origine, ma lascia degli indizi molto preziosi per formulare una possibile ricostruzione: infatti riporta il suo nome, 下上 (lower/second high tone). Dal nome, apparentemente indicava un tono crescente 上 che parte dal registro grave 下 per poi risalire (senza arrivare per forza al registro acuto). Toni simili si trovano in cantonese e vietnamita e altre lingue, quindi sono già noti e possibili.

Toni in Tâi-lô

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Per completezza e/o per fare paragoni, si mostrano anche i toni del Tâi-lô. Il contraltare della facilità di scrittura del Tâi-lô è il suo sistema tonale: è diverso da quello del POJ come scrittura, siccome è confusionario anche se usa gli stessi diacritici (forse a causa dell'evoluzione della lingua ma non della trascrizione). In totale ha dieci toni: un tono neutro, otto toni (di cui due confluiti ma ricostruibili da qualche informazione utile nel nome più i soliti due toni entranti) e un tono extra non ufficiale ma che è stato comunque preso in esame insieme alle vocali extra proprio per rendere il sistema completo. Quest'ultimo tono potrebbe derivare dai prestiti stranieri. Anche il Tâi-lô, per evitare i diacritici, ha le cifre come il pinyin. Il tono neutro si indica sempre con il numero 0. Come al solito, la voce va divisa in tre registri basilari senza forzarla: registro acuto, medio/mediano e grave.

Cifra Nome

tradizionale

Esemplificazione

Tâi-lô

Intonazione

+numeri

Spiegazione (Tâi-lô) e ricostruzione dal nome tradizionale
0 轻声 a-- - - - Corrisponde al tono neutro in Putonghua (nel Guoyu di solito si evita, l'hokkien taiwanese ne possiede uno). Si appoggia tonalmente alla vocale precedente.
1 阴平 a ˦ Intonazione piana/piatta grossomodo nel registro acuto.
2 阴上 á ˥˧ Intonazione discendente, da acuto a medio (originariamente era il contrario, come indica il nome tradizionale e il diacritico).
3 阴去 à ˨˩ Intonazione discendente, da medio a grave.
4 阴入 ap, at, ak, ah ˧˨ +p̚/t̚/k̚/ʔ Intonazione discendente, da medio a grave +stop senza rilascio udibile di suono o stacco glottale, siccome è un tono entrante.
5 阳平 â ˨˦ Intonazione crescente, da medio a acuto (a giudicare dal nome tradizionale, in origine era un tono piatto nel registro grave, con una voce "yang", cioè calda e corposa, non stridula).
6 阳上 ǎ ˧ Intonazione piana, registro medio (a giudicare dal nome tradizionale, era un tono crescente che partiva dal registro grave).
7 阳去 ā ˧ Intonazione piana, registro medio. Confluisce con il sesto, a sua volta evoluto, e in origine erano due toni distinti e totalmente diversi a giudicare dal nome tradizionale. Il settimo tono, a giudicare dal nome tradizionale, era un tono decrescente nel registro grave.
8 阳入 a̍p, a̍t, a̍k, a̍h ˦ o ˧ +p̚/t̚/k̚/ʔ Intonazione piatta grossomodo nel registro medio +stop senza rilascio udibile di suono o stacco glottale, siccome è un tono entrante.
9 - - - ˧˥ Tono extra trascritto con due grossi trattini sopra la vocale (assomigliano vagamente all'umlaut/dieresi/tréma). Dal registro medio-acuto, cresce verso l'acuto.
  1. ^ Riconoscendo l'arbitrarietà delle definizioni, nella nomenclatura delle voci viene usato il termine "lingua" in accordo alle norme ISO 639-1, 639-2 o 639-3. Negli altri casi, viene usato il termine "dialetto".
  2. ^ (EN) What are the top 200 most spoken languages?, su Ethnologue, 3 ottobre 2018. URL consultato il 27 maggio 2022.
  3. ^ a b Jean DeBernardi, Linguistic Nationalism: The Case of Southern Min, Sino-Platonic Papers, agosto 1991. URL consultato il 15 marzo 2010.
  4. ^ a b glossika Southern Min Language phonetics
  5. ^ a b glossika Southern Min Language
  6. ^ Ethnologue: German
  7. ^ Ethnologue: Min Nan
  8. ^ Per il Teochew Peng'Im sulla parola "due", ri6 può anche essere scritto come dzi6.
  • David Prager Branner, Problems in Comparative Chinese Dialectology — the Classification of Miin and Hakka, Trends in Linguistics series, n. 123, Berlin, Mouton de Gruyter, 2000, ISBN 3-11-015831-0.
  • R. F. Chung, The segmental phonology of Southern Min in Taiwan, Taipei, Crane Pub. Co., 1996, ISBN 957-9463-46-8.
  • J. E DeBernardi, Linguistic nationalism - the case of Southern Min , Sino-Platonic papers, no. 25, Dept. of Oriental Studies, University of Pennsylvania., 1991.
  • Thurgood, Graham; LaPolla, Randy J (a cura di). The Sino-Tibetan Languages. Routledge, Londra/Canada/New York: 2003 (ristampa 2006).
  • Baxter, William H.; Sagart, Laurent. Old Chinese. A New Reconstruction. Oxford University Press, New York: 2014.
  • Matisoff, James A. Handbook of Proto-Tibeto-Burman: System and Philosophy of Sino-Tibetan Reconstruction. University of California Press, USA: 2003.
  • Axel Schuessler. ABC Etymological Dictionary of Old Chinese. Honolulu. University of Hawaii Press, 2007.

Voci correlate

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